Coronavirus a Napoli, "Dopo mamma è morto papà ma niente tampone ai familiari".
Sua madre se n’è andata, stroncata dal Coronavirus, senza riuscire ad ottenere neanche un tampone per tempo. E ora è morto anche suo padre, già positivo e ricoverato in gravi condizioni. A casa sua, però, niente tamponi a tappeto: « Dicono che finché non stiamo male, non c’è bisogno», è la testimonianza della figlia. Una ragazza di soli 27 anni che ha smesso di piangere. Una telefonata dal vecchio Loreto Mare, oggi Covid Hospital. « Mi hanno chiamata mercoledì sera. “ Purtroppo, suo padre non ce l’ha fatta. Ci abbiamo provato ”. Ma io lo sapevo, non nutrivo troppe speranze. Erano due settimane che non mi rispondeva più neanche ai messaggi. E in otto giorni, ho perso mamma e papà». Lei, Anna Gentile, lui, Vincenzo Esposito, 55 e 57 anni, attivi e alle prese con lavori intensi, fino ai sintomi della malattia: lei titolare di un esercizio di detersivi e casalinghi a Salvator Rosa, lui appartenente a una famiglia di storici grossisti nello stesso settore, abituato anche a caricare e scaricare merce. Una doppia tragedia familiare che imporrebbe il massimo del monitoraggio intorno a quella famiglia. Invece, paradosso inaccettabile vuole che la figlia di Anna e Vincenzo, la 27enne Arianna - isolata, comprensibilmente schiacciata dagli eventi, in contatto solo telefonico da un mese con i fratelli maggiori e gli zii - attende ancora l’assistenza della Asl, nella casa in cui vive con il suo compagno ed il loro bambino: ovvero lo stesso appartamento, a ridosso di piazza Garibaldi, in cui abitavano anche i genitori vittime di Coronavirus. Nonostante questo, Arianna racconta di essere riuscita ad ottenere un test «soltanto da 36 ore, dopo lunghissimi quattordici giorni di attesa ». Il colmo non è finito qui. «La circostanza assurda - spiega la giovane mamma a Repubblica - è che dopo aver tanto penato, è venuta una squadra della Asl, ha prelevato il tampone a me, ma non al mio compagno Alessandro, né al mio bambino. Ma siamo tutti dentro questa casa “ sepolti” da settimane senza poter uscire, siamo stati tutti notte e giorno a contatto con mamma e papà, li abbiamo visti andare in condizioni disperate in ospedale, e ora non possiamo accompagnarli alla tomba. Ma non c’è assistenza, non c’è preoccupazione per noi. Quale prevenzione, quale logica, quale buon senso spiega questo? ». Una vicenda che Repubblica aveva già raccontato, alla morte della madre di Arianna. La cognata della vittima, Nunzia Esposito, aveva denunciato lentezza e ritardi con cui Anna si era spenta lentamente, nella sua casa. Mentre Vincenzo era già risultato positivo e stava male, a lei nonostante i sintomi tipici, la forte astenia, capogriri, febbre, la mancanza di olfatto - negavano il tampone, via telefono. «Aspettiamo un po’, non avete sintomi acuti». Invece è arrivata la morte, e il ricovero ormai inutile, era già vicina all’agonia. Adesso Arianna scuote la testa, attraverso la videochat: « Ci hanno lasciati qui soli. Per senso di responsabilità, né io né il mio compagno siamo scesi a fare mai una spesa da quindici giorni: i nostri familiari ci lasciano tutto davanti alla porta. Ma se io non avessi avuto parenti disposti a venire qui, a mettersi a rischio? » Dramma nel dramma. È la declinazione forse più devastante della lotta contro il Covid, sul territorio campano: si combatte nel silenzio delle case, più o meno popolari, più o meno lasciate galleggiare nel mare di interrogativi senza soluzione. Una battaglia laterale che non vive della narrazione “ eroica” degli operatori sanitari in corsia, né può afferrare, per quanto esile, la speranza di una terapia. Semplicemente perché, oltre la paura di aver contratto la stessa aggressività del virus che ti ha strappato via due genitori, per te non è previsto nulla. Da ieri, la giornalista e blogger Laura Guerra ha chiesto il sostegno del Comune per un’assistenza psicologica: dopo pochi minuti, il Comune ha risposto. C’è anche la disponibilità professionale di Raffaele Felaco, ex presidente dell’Ordine degli psicologi. Fonte: Repubblica Leggi anche llaria Capua smorza gli entusiasmi: "Il Coronavirus non andrà via con l’estate, ma ne usciremo" Seguici su Facebook 41esimoparallelo