Montesarchio
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L'inchiesta condotta dai carabinieri della Compagnia di Montesarchio si è conclusa con una doppia decisione: un’assoluzione per insufficienza di prove e nove rinvii a giudizio. Marco Iovino, 59 anni, originario di Montesarchio, difeso dagli avvocati Vittorio Fucci e Cosimo Servodio, è stato assolto per insufficienza di prove. L'accusa, rappresentata dal pm Patrizia Filomena Rosa, aveva richiesto per Iovino una condanna di 2 anni e 8 mesi, ma il gup Maria Di Carlo ha ritenuto che le prove fossero insufficienti.

Per gli altri imputati, invece, il processo è stato fissato per il 2 aprile 2025. Tra questi, Sergio Uliva, Manuel Campanile, Vincenzo Avella, Pierluigi Gagliardi, Maurizio Arena, Pietro Luciano, Assunta Vertullo, Franca Votino e Amin Vincenzo Hedhil. Gli imputati, di età compresa tra i 24 e i 77 anni, sono difesi da diversi avvocati, tra cui Mario Cecere, Teresa Meccariello e Pierluigi Pugliese.

Le Indagini: Sequestri e Intercettazioni

L'inchiesta ha avuto inizio nell'ottobre 2021 a seguito di alcuni sequestri di stupefacenti effettuati in piazza La Garde a Montesarchio. In base alla ricostruzione dei carabinieri, la piazza era diventata un punto di riferimento per lo spaccio di hashish e marijuana. Le operazioni investigative si sono avvalse di vari strumenti: intercettazioni telefoniche, microspie all'interno di una Fiat Panda, telecamere di sorveglianza installate nella piazza e testimonianze di alcuni consumatori. Queste evidenze hanno permesso di collegare gli imputati a diversi episodi di cessione di droga.

Le prove raccolte indicano che la droga veniva nascosta in vari punti della piazza e distribuita attraverso una rete che coinvolgeva diversi membri. Grazie alle intercettazioni, i carabinieri hanno identificato i presunti partecipanti, tracciando i contatti tra spacciatori e consumatori e monitorando i luoghi di incontro per le transazioni.

Misure Cautelari per gli Imputati

L'inchiesta ha portato anche all’applicazione di alcune misure cautelari per garantire la sicurezza pubblica. In particolare, tre degli indagati – Uliva, Campanile e Avella – sono stati posti agli arresti domiciliari e successivamente sottoposti all’obbligo di firma. Anche Luciano, Arena e Gagliardi erano stati inizialmente soggetti all’obbligo di firma, misura poi annullata dal Tribunale del Riesame.

Le misure cautelari applicate riflettono il rischio di reiterazione del reato e l’obiettivo di evitare possibili interferenze con le indagini. L’obbligo di firma imposto agli indagati si è rivelato fondamentale per mantenere sotto controllo le loro attività, sebbene alcuni abbiano visto la misura revocata per decisione del Riesame.

L'Impatto dell'Inchiesta sul Quartiere

L’inchiesta sulla rete di spaccio in piazza La Garde ha attirato molta attenzione da parte dell’opinione pubblica, mettendo in evidenza una problematica diffusa nel centro storico di Montesarchio. La vicenda ha scatenato un dibattito sulla sicurezza e sulla necessità di interventi per riqualificare le aree urbane degradate. La presenza di attività illecite ha suscitato preoccupazione tra i residenti e ha portato le autorità locali a intensificare i controlli.

L’operazione dei carabinieri ha rappresentato una risposta concreta alle richieste dei cittadini di contrastare il fenomeno dello spaccio e di migliorare la qualità della vita nel quartiere. Tuttavia, il caso rimane complesso e coinvolge persone di diversa età e provenienza sociale, indicando la pervasività del problema e la necessità di interventi strutturali.

Prossimi Passi: Il Processo e le Implicazioni Legali

Il processo, che avrà inizio il 2 aprile 2025, sarà cruciale per fare luce sulle responsabilità degli imputati e sui dettagli della presunta rete di spaccio. La Corte esaminerà le prove raccolte dai carabinieri, incluse le intercettazioni, i video di sorveglianza e le testimonianze dei consumatori. La decisione definitiva della Corte influenzerà non solo i singoli imputati, ma anche le strategie future delle forze dell’ordine nel contrasto allo spaccio nelle aree urbane.

L'assoluzione di Marco Iovino dimostra quanto sia complessa la raccolta di prove certe in casi di spaccio, mentre i rinvii a giudizio confermano la determinazione della giustizia nel perseguire presunte attività illecite legate alla droga.

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