Impagnatiello, perché i pm chiedono l'ergastolo: «Psicopatico, bugiardo e senza scrupoli»
Il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si attende la sentenza
La storia di Giulia Tramontano, una giovane donna di 29 anni, e il brutale omicidio per mano del compagno, Alessandro Impagnatiello, ha scosso profondamente l’Italia. L’accusa, rappresentata dai PM Alessia Menegazzo e Letizia Mannella, ha chiesto la massima pena di ergastolo per Impagnatiello, proponendo anche un isolamento diurno di 18 mesi. In un processo descritto come “un viaggio nell'orrore”, la Procura di Milano ha presentato una lunga ricostruzione che ha dipinto l’imputato come un uomo privo di scrupoli, capace di una violenza inaudita.
La dinamica dell’omicidio: un piano premeditato con un esito tragico
Secondo quanto esposto in aula, Impagnatiello avrebbe pianificato l’omicidio di Giulia, incinta di sette mesi, con una premeditazione agghiacciante. Le indagini hanno rivelato che l’uomo avrebbe tentato di uccidere Giulia già mesi prima, tentando di somministrarle veleno per topi. Dopo la scoperta della sua relazione parallela, e quando Giulia e la sua altra compagna si sono confrontate su di lui, l’accusato avrebbe deciso di agire in modo definitivo. “Come un giocatore di scacchi ha fatto l'ultima mossa”, ha dichiarato la PM Menegazzo, ricordando come le 37 coltellate inferte siano state l’orrendo epilogo di un piano che Impagnatiello stava elaborando almeno da dicembre 2022.
Una morte drammatica e la denuncia di scomparsa: il tentativo di depistare
Dopo l’omicidio, Impagnatiello avrebbe tentato di sviare le indagini con una messa in scena, dichiarando alle autorità la scomparsa volontaria di Giulia e fingendo che la fidanzata si fosse allontanata per propria scelta. Tuttavia, dopo quattro giorni, il corpo di Giulia è stato ritrovato in un’intercapedine vicino alla casa della coppia a Senago, nell’hinterland milanese. La Procura ha descritto questa “messinscena” come un disperato tentativo di depistaggio: “Ha ammesso solo quando si è trovato con le spalle al muro, schiacciato dagli indizi”.
Un ritratto di Giulia e il dolore dei familiari in aula
Durante il dibattito, è stato dato spazio anche al ricordo di Giulia Tramontano, descritta dalla PM come una “donna straordinariamente forte”, una giovane brillante che avrebbe meritato di vivere una vita serena e felice. Anche il legale di parte civile, Giovanni Cacciapuoti, ha ricordato Giulia come “brillante e generosa”. Presenti in aula la madre di Giulia, Loredana Femiano, il padre Franco, e i suoi fratelli Chiara e Mario, tutti uniti in un doloroso ricordo.
La strategia difensiva e la richiesta di esclusione delle aggravanti
Le avvocate di Impagnatiello, Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, hanno chiesto che al loro assistito siano riconosciute le attenuanti generiche e contestato l’idea di una premeditazione accurata. “Impagnatiello ha commesso errori madornali”, hanno sostenuto, argomentando che la condotta post-delitto appare incompatibile con l’immagine di un calcolatore freddo. Inoltre, hanno sottolineato che l’imputato, secondo la loro ricostruzione, sarebbe oggi “schiacciato dai sensi di colpa”.
Il verdetto atteso: simbolo di una lotta alla violenza di genere
La sentenza del 25 novembre, simbolicamente prevista nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, rappresenta un momento cruciale per molte persone. Il caso di Giulia Tramontano è diventato un doloroso emblema della violenza di genere. La richiesta dell’ergastolo avanzata dai PM evidenzia la gravità e la crudezza di questo crimine, mentre la Procura spera che la sentenza possa rappresentare un forte segnale di condanna contro la violenza domestica e femminicida.