Domato l'incendio alla Chimpex di Caivano, rischio ambientale esteso: i comuni più colpiti
Il rogo nello stabilimento chimico è stato domato, ma si temono conseguenze ambientali gravi. Due laboratori mobili Arpac per monitorare la qualità dell’aria

È stato domato l’incendio divampato nello stabilimento Chimpex Industriale SpA di Caivano, nella zona industriale di Pascarola. Le fiamme si sono sviluppate nel pomeriggio di martedì 9 aprile, intorno alle 17:00, e hanno coinvolto uno dei siti produttivi più rilevanti del territorio per la lavorazione e distribuzione di prodotti chimici.
Fortunatamente nessuno dei 70 dipendenti è rimasto ferito, grazie all’evacuazione immediata dell’intero personale. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco, i carabinieri della compagnia di Caivano, guidati dal capitano Antonio Cavallo, e le unità NBCR specializzate nel contenimento del rischio chimico.
Una nube tossica minaccia un'area densamente popolata
Ciò che preoccupa maggiormente ora è il possibile disastro ambientale. L’incendio ha generato una nube nera carica di sostanze potenzialmente tossiche, spinta dai venti su una vasta area che include Caivano, Marcianise, Acerra, Afragola, Cardito, Casalnuovo, Casoria e Crispano, estendendosi fino a diversi centri del Casertano.
Arpac ha disposto l’invio di due laboratori mobili per monitorare i livelli di inquinamento, in particolare la presenza di diossine nell’aria. Le autorità hanno invitato la popolazione a non uscire di casa, spegnere i sistemi di ventilazionee non consumare prodotti agricoli coltivati in zona. Nelle aree coinvolte le scuole resteranno chiuse per precauzione.
Indagini in corso per chiarire le cause dell'incendio
I carabinieri e gli agenti della polizia municipale di Caivano, coordinati da Espedito Giglio, stanno lavorando per individuare le cause del rogo. Non si esclude alcuna ipotesi: tra le più probabili vi è un incidente legato allo stoccaggio di sostanze chimiche.
Determinanti saranno i rilievi effettuati dall’unità specializzata NBCR dei Vigili del Fuoco e i primi dati ambientali raccolti dai dispositivi dell’Arpac. Già nelle prossime ore si attendono le prime valutazioni sulla qualità dell’aria.
Chi è Chimpex: il colosso chimico coinvolto
La Chimpex Industriale SpA, fondata nel 1982, ha sede legale a Milano ma il cuore delle sue attività è proprio a Caivano. L’azienda si presenta come un punto di riferimento nazionale per la distribuzione di prodotti chimicidestinati a settori come alimentare, cosmetico e ambientale.
La struttura di Caivano si estende su 60.000 mq, con 9.000 mq di spazi coperti tra magazzini e uffici. Dispone di oltre 100 serbatoi, di cui 24 interrati, e 4.500 metri cubi di solventi stoccati. Al suo interno si producono soluzioni chimiche tra cui l’AdBlue®, usato per abbattere le emissioni dei veicoli diesel.
Lo stabilimento era già sotto sequestro per inquinamento
Non è la prima volta che lo stabilimento Chimpex di Caivano finisce nel mirino delle autorità. Nel gennaio 2025, il sito era stato posto sotto sequestro preventivo dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAAF) dei Carabinieri, su ordine del GIP del Tribunale di Napoli Nord.
Le indagini avevano evidenziato scarichi illegali di acque reflue industriali nel sistema fognario dell’ASI di Caivano-Pascarola, con la presenza di sostanze pericolose come alluminio, azoto e ferro che finivano nei Regi Lagni. Un rischio concreto per l’ambiente e la salute pubblica.
Gli inquirenti avevano anche rilevato la mancanza di cordoli protettivi nei condotti di scolo, con le acque piovane che si mischiavano ai residui chimici, aggravando ulteriormente l’inquinamento. Per garantire la continuità produttiva e l’adeguamento alle normative, era stato nominato un amministratore giudiziario.
Preoccupazione tra i cittadini e le associazioni ambientaliste
La nuova emergenza ha riacceso la protesta di cittadini e comitati ambientali, che da anni denunciano la presenza di siti industriali ad alto rischio nel territorio. In particolare, si punta il dito contro l’assenza di controlli costanti, la mancanza di trasparenza nei processi produttivi e la gestione delle sostanze pericolose.
Il timore, ora, è che l’incendio possa avere conseguenze a lungo termine sulla salute dei residenti e sull’equilibrio dell’ecosistema locale. Si attende l’esito dei monitoraggi dell’Arpac per valutare i livelli di contaminazione e decidere eventuali misure aggiuntive.