Processo Alex Pompa, svolta nel caso: «Va indagato anche il fratello»
Uccise il papà violento per difendere la mamma: la Corte rivaluta il contesto familiare e lo stato psichico del giovane
La vicenda di Alex Pompa, il giovane di Collegno (Torino) che nel 2020 uccise il padre Giuseppe per proteggere la madre Maria Cotoia, si arricchisce di nuovi sviluppi giudiziari. Durante la requisitoria del 2 dicembre 2024, il procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi ha sollevato la questione del possibile coinvolgimento del fratello maggiore, Loris Pompa. Secondo il magistrato, è necessario verificare se Loris possa essere incriminato per concorso in omicidio volontario.
Il processo, già complesso e ricco di sfumature, vede così l'apertura di un ulteriore fronte investigativo che punta a chiarire i ruoli di tutti i protagonisti di quella tragica notte.
Da assoluzione a condanna: la vicenda processuale di Alex
Alex Pompa fu assolto in primo grado nel 2021, quando la Corte di Assise stabilì che aveva agito per legittima difesa. La decisione riconosceva il contesto di violenza domestica e il pericolo imminente a cui erano sottoposti lui e la madre.
Tuttavia, nel 2023, in appello, la sentenza fu ribaltata: Alex venne condannato a sei anni, due mesi e venti giorni per omicidio volontario. La Corte d’Appello, pur riconoscendo le difficili circostanze, sottolineò un uso eccessivo della forza nel tragico evento. La decisione è stata successivamente annullata con rinvio dalla Cassazione, che ha ordinato un nuovo processo per rivalutare il contesto familiare e lo stato emotivo e psicologico del ragazzo al momento dell’omicidio.
Un contesto familiare segnato dalla violenza
Il padre di Alex, Giuseppe Pompa, è stato descritto dalla moglie Maria come un uomo violento, ossessivo e prevaricatore. Secondo il racconto di Maria, Giuseppe l’aveva chiamata 101 volte in un solo giorno, sospettando che avesse salutato un collega al lavoro. Questo episodio è solo uno dei tanti che riflettono il clima di oppressione e paura in cui viveva la famiglia.
Maria ha definito Alex come il suo salvatore, affermando che l’omicidio le ha salvato la vita. Le testimonianze hanno evidenziato un quadro di disagio psicologico in cui Alex si è trovato a dover prendere una decisione disperata per proteggere se stesso e la madre.
Nuove indagini sul fratello Loris
La proposta del procuratore generale di indagare il comportamento di Loris Pompa apre un ulteriore scenario. L’accusa vuole verificare se Loris possa aver contribuito in qualche modo all’evento tragico, un’accusa che getta nuova luce sulla dinamica familiare e sulla tragica notte del 2020.
L’avvocato difensore di Alex, Claudio Strata, ha annunciato che risponderà alle affermazioni dell’accusa direttamente in aula. La difesa punta a dimostrare che Alex ha agito in una situazione di pericolo imminente e che il gesto era un’estrema difesa contro una minaccia reale e continua.
Un caso emblematico della violenza domestica
Il caso di Alex Pompa non è solo una vicenda giudiziaria, ma un esempio lampante di come la violenza domestica possa segnare profondamente la vita di una famiglia. Il nuovo processo d’appello sarà fondamentale per chiarire le responsabilità e per ridefinire i limiti della legittima difesa in situazioni estreme.
La vicenda solleva interrogativi importanti sulla prevenzione della violenza domestica e sull’importanza di un sostegno psicologico e legale tempestivo per le vittime e i loro familiari.