La percezione l’avevamo, ma la realtà stavolta va ben al di là.Da febbraio ad oggi siamo stati letteralmente sommersi da leggi, decreti, ordinanze. Centinaia e centinaia di provvedimenti, talvolta in contraddizione tra loro (quando non in contrasto), che hanno regolato la nostra vita e le nostre occupazioni. Per dirla in numeri, in 100 giorni il governo ha adottato oltre 200 provvedimenti, dai decreti-legge ai d.P.C.M., dalle ordinanze del ministro della Salute a quelle del capo della Protezione Civile, oltre ai decreti ministeriali che hanno affrontato specifiche tematiche di competenza di specifici dicasteri. A questi vanno aggiunti i provvedimenti contingibili e urgenti varati dalle Regioni che, nel periodo compreso tra il 24 febbraio ed il 25 aprile, sono stati 468. Tirando le somme, in tre mesi quasi 700 provvedimenti.

L’iper produzione normativa di Abruzzo e Toscana

C’è chi ha voluto andare al di là dei numeri, per misurare l’impatto che questa iperproduzione normativa ha avuto. Il Centro Studi di FB&Associati, la prima società di lobbying e advocacy fondata in Italia nel 1996, ha esaminato la produzione normativa regionale, «nell’ottica di identificare le motivazioni che hanno spinto i governatori locali a disporre limitazioni sui rispettivi territori e in che misura tale produzione è apparsa in contrasto o in sovrapposizione con quella di carattere nazionale». E subito balza all’occhio una «stranezza»: le Regioni che sono state meno colpite dalla pandemia sono per contro quelle che hanno varato più provvedimenti. Si tratta, in particolare, di Abruzzo, Toscana, Campania, Calabria e Lazio (più di 30 ordinanze ciascuna). Lo studio sottolinea: «Se da un lato alcuni governatori hanno sostenuto che il contenimento dei casi sarebbe dovuto proprio alle maggiori restrizioni imposte, dall’altro sembrerebbe che Regioni omologatesi alle restrizioni del governo centrale siano riuscite a limitare, comunque, il numero dei contagi».

La classifica delle Regioni

Certo, fa specie vedere che le Regioni che hanno contato più vittime per il Covid-19 sono in fondo alla classifica della produzione di ordinanze. La Lombardia, sembra incredibile, è in ultima posizione con soli 9 provvedimenti. Il Veneto ne ha emessi 14, il Piemonte 13 e l’Emilia-Romagna 18. Niente a che vedere con quel che hanno fatto Abruzzo (49 ordinanze), Toscana (40) e Campania (39). È probabile che un ruolo abbia giocato anche il colore politico dei singoli governatori. Ma l’analisi ha un rilievo maggiore se si guarda alla cosiddetta «fase 2». «Se la fase uno, quella di maggiore crisi, ha comprensibilmente mostrato una serie di criticità nel rapporto tra Stato e Regioni in considerazione dell’articolato sistema di competenza previsto dalla Carta Costituzionale,— è scritto nello studio — le forze centripete di alcuni governatori rischiano di rendere quantomeno difficile la gestione della fase due. L’iniziativa della Presidente della Regione Calabria di una riapertura anticipata di bar e ristoranti con servizio al tavolo, e il conseguente annullamento – da parte del TAR Calabria – di parte dell’ordinanza regionale, è stata il primo esempio della difficoltà di assicurare una ripresa quanto più omogenea possibile». Inevitabile, quindi, il richiamo al principio di «leale collaborazione» tra Stato e Regioni. Fonte: Corriere Leggi anche Turchia, calciatore soffoca il figlio malato di coronavirus: rischia una condanna all'ergastolo. Seguici su Facebook 41esimoparallelo

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