carabiniere che arresta

La drammatica storia di un sequestro avvenuto a Napoli ha avuto un epilogo dopo circa 30 ore di violenza e minacce. La vittima, un faccendiere di Pozzuoli, è stata sequestrata a causa di una truffa legata a una compravendita di cellulari, coinvolgendo i nipoti del boss del clan Mazzarella, Gennaro Mazzarella.

A capo dei sequestratori Giovanni Frullo, nipote del boss Gennaro Mazzarella

Il sequestro è iniziato nel pomeriggio di sabato 5 ottobre 2024, quando la squadra mobile di Napoli ha ricevuto segnalazioni dai familiari della vittima. Questi ultimi hanno raccontato che l'uomo era stato rapito nella zona delle "Case Nuove" durante un incontro andato male con un cittadino straniero. La vittima e il cognato si sono trovati di fronte a quattro uomini, tutti visibilmente arrabbiati, poiché il faccendiere aveva venduto mattonelle invece dei cellulari destinati al mercato africano.

Richiesta di riscatto e segnalazioni

La situazione è rapidamente degenerata, con i sequestratori che hanno contattato i familiari della vittima per richiedere un riscatto di 10.000 euro. Hanno inviato foto su WhatsApp del sequestrato, il cui volto era tumefatto e sanguinante, evidenziando la gravità della situazione. Le indagini, condotte congiuntamente dagli investigatori del Servizio Centrale Operativo (SCO) e l'uso di tecnologie avanzate, hanno portato al ritrovamento della vittima in una abitazione delle Case Nuove, insieme a Mohamed Bourial, che è stato arrestato in flagranza di reato.

Violenze subite dalla vittima

Le indagini hanno rivelato che durante il sequestro, la vittima era stata sottoposta a violenti pestaggi, bruciature con sigarette e aveva riportato fratture dentali. Le testimonianze e le evidenze raccolte hanno permesso di accusare gli altri tre indagati, che hanno partecipato attivamente agli abusi.

A capo del gruppo di sequestratori si trovava Giovanni Frullo, nipote del boss Gennaro Mazzarella. Insieme a lui erano coinvolti Farid Cinquegrana, Vincenzo Quintiliano e Mohamed Bourial, tutti arrestati. Frullo, nel tentativo di sfuggire all'arresto, si era rifugiato a Vietri sul Mare. Entrambi Frullo e Cinquegrana erano già noti per il loro coinvolgimento in attività criminali, incluso uno scontro armato nel quartiere Mercato con i Minichini.

Questo episodio di violenza mette in evidenza non solo l'operato spietato dei clan napoletani, ma anche la necessità di una vigilanza continua da parte delle forze dell'ordine per combattere la criminalità organizzata. La liberazione della vittima, seppur segnata da traumi fisici e psicologici, rappresenta un importante passo verso la giustizia in un contesto di crescente violenza e intimidazione.

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