Grave disastro ambientale, tonnellate di petrolio finiscono in acqua: "Danno incalcolabile"
Una tragedia ambientale di proporzioni epiche. La fauna a rischio, un’economia che potrebbe uscirne distrutta e un danno ambientale incalcolabile.
Dopo l’incidente della nave giapponese MV Wakashio, le Mauritius continuano a fronteggiare la più grave crisi ambientale della storia, con lo sversamento di petrolio – uscito dalla nave cisterna – che rischia di compromettere gran parte dell’area circostante.
I coralli dell’area protetta sono stati soffocati dall’olio combustibile, la barriera corallina è a rischio e i cittadini dell’isola vedono affiorare sempre più pesci e uccelli che non sono riusciti a sopravvivere.
Il 25 luglio la nave cisterna si è schiantata contro la barriera corallina e non si è ancora capito perché navigasse così vicina alla costa. Dopo una settimana, poi, è iniziato lo sversamento di petrolio.
La catastrofe ambientale alle Mauritius
Il reale impatto della catastrofe è ancora difficile da valutare. Gli abitanti dell’isola fanno di tutto per scongiurare la tragedia ambientale: tantissimi, soprattutto donne, si sono tagliati i capelli per usarli a mo’ di cordone per limitare il flusso di petrolio e provare ad ‘asciugarlo’.
Il petrolio che si trovava nella nave è stato tutto, o quasi, risucchiato. Ma non basta, molto si è diffuso in mare. I cittadini vedono sempre più pesci che galleggiano morti, tanti uccelli che si trovano sulla riva in difficoltà dopo aver bevuto il petrolio. Dalla nave sono uscite mille tonnellate di petrolio, che ora si diffondono verso nord, lungo la costa del Blue Bay Marine Park.
‘Enorme shock velenoso per il sistema'
Il timore è quello che la catastrofe ambientale ne comporti un’altra, anche per l’economia e il turismo dell’isola. Perché proprio sul turismo si basa gran parte del sistema economico delle Mauritius.
L’oceanografo e ingegnere ambientale Vassen Kauppaymutho alla Reuters spiega che è stata colpita una delle zone più sensibili delle Mauritius. E per rimediare al danno “ci vorranno decenni”, ma potrebbe anche non bastare. A rischio c’è tutta la fauna.
Ci sono tanti pesci, uccelli, tartarughe giganti ma anche gli alberi. Nel parco marino ci sono 38 tipi di coralli e 78 specie di pesci. L’allarme lo lancia, sempre alla Reuters, lo scienziato ambientale Adma Moolna, parlando di un “enorme shock velenoso per il sistema”. Fonte: Fanpage
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