MESSINA DENARO. I carabinieri del Ros e la procura di Palermo hanno individuato il covo del boss Matteo MessinaDenaro, arrestato, ieri, alla clinica Maddalena di Palermo. E' a Campobello di Mazara, nel trapanese, paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, finito in manette insieme al capomafia. Il nascondiglio, secondo quanto si apprende, è nel centro abitato. Le ricerche sono state coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido. (ANSA).

Messina Denaro: generale Luzi, nessun mistero sulla cattura

"Non ci sono misteri ne' segreti inconfessabili. Abbiamo lavorato per anni e anni e gli abbiamo fatto terra bruciata intorno. Fino a questo risultato straordinario che deve essere dedicato a tutte le vittime di mafia": lo ha affermato il comandante generale dei Carabinieri, Teo Luzi, raccontando gli sforzi che hanno portato alla cattura di Matteo Messina Denaro in un'intervista al Corriere della Sera. "Nell'ultimo mese avevamo capito che il cerchio si stava stringendo e sapevamo che ogni momento poteva essere quello buono", ha detto Luzi, "negli ultimi giorni eravamo piu' consapevoli, ma la storia ci ha insegnato che nulla e' scontato soprattutto quando si tratta di un capomafia".

Covo Messina Denaro - Le ricerche in Sicilia

"Le nostre ricerche - ha aggiunto - si sono sempre concentrate in Sicilia, eravamo pienamente consapevoli di dover trovare un buco nella rete di protezione del capo. Ma e' bene sapere che si tratta di una rete stretta e non facilmente penetrabile, dopo la cattura tutto sembra semplice. Avevamo un pool di investigatori dedicati esclusivamente a questa indagine e con un gioco di squadra - che evidentemente comprende la polizia di Stato e gli altri apparati di sicurezza - siamo riusciti ad afferrare il filo giusto.

Il metodo del generale Carlo Alberto dalla Chiesa

Tuttora applicato dai colleghi del Ros che prevede la perseveranza e soprattutto la scelta di utilizzare le tecniche investigative tradizionali. Vuol dire raccolta di tantissimi dati informativi dei reparti dei carabinieri, intercettazioni telefoniche e ambientali, verifiche sulle banche dati dello Stato, interrogatori".

"Questa e' una battaglia vinta, non e' certamente la fine della mafia", ha sottolineato il comandante dell'Arma, "noi continueremo la lotta contro Cosa Nostra perche' il cerchio non e' chiuso e anzi le indagini devono andare avanti nella consapevolezza che il nemico e' tuttora forte e capace di infiltrarsi nelle istituzioni. Quando la mafia non spara non vuole dire che non sia attiva, anzi. La cattura di Messina Denaro ci da' nuovi stimoli ad andare avanti proprio seguendo il metodo applicato finora. C'e' un'altra rete, quella degli affari e delle infiltrazioni, che va smantellata". (AGI)

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