Scuola - Togliere del tutto la didattica a distanza, così come vorrebbe il presidente del Consiglio Mario Draghi, è difficile.
Nonostante ciò il governo sta studiando il piano per consentire il rientro in classe di tutti gli studenti, in zona gialla e in zona arancione.
Per i presidi il progetto sembra impossibile, ma dall'esecutivo si insiste per quella che pare ormai l'unica direzione da seguire.
Da lunedì prossimo la maggior parte degli studenti italiani rientra in classe
Dal 26 aprile le scuole di ogni ordine e grado torneranno in presenza, almeno in zona gialla e arancione.
L’annuncio di Mario Draghi, verrà confermato nei prossimi giorni da un nuovo decreto, che porterà la presenza al 100% nelle scuole superiori in zona gialla e arancione dal 26 aprile.
Invece in zona rossa sarà garantita la presenza fino alla terza media e almeno al 50% per le superiori. Un cambiamento totale di marcia.
Dal 26 aprile, di fatto, potrebbe esserci tra i banchi oltre un milione di studenti in più rispetto a ora.
Preoccupa molto il nodo trasporti nelle varie regioni
E, come già successo negli scorsi mesi, a preoccupare è sia il rispetto delle regole in classe che il nodo dei trasporti, soprattutto nelle grandi città.
La preoccupazione su ciò che avverrà negli istituti viene espressa da Antonello Giannelli, secondo cui con un ritorno “al 100% in molte aule non sarà possibile rispettare il metro di distanziamento.
In questo caso la scuola si vedrà costretta a ridurre la presenza dei ragazzi e alternarla alla dad, facendo rotazioni”.
Scuola, non si può ancora lasciare la didattica a distanza
La didattica a distanza, quindi, potrebbe non essere abbandonata del tutto, ma magari solo ridimensionata.
Un’altra soluzione la prospetta Agostino Miozzo, consulente del ministero dell’Istruzione, secondo cui si dovrebbe puntare sulla scuola all’aperto, laddove sia possibile.
E non bastano gli ingressi scaglionati già applicati oggi, né la frequenza di sabato, già prevista in alcune scuole.
Si pensa a nuovi protocolli per lo "stare in classe"
Oggi al ministero ci sarà un incontro con i sindacati, che potrebbero chiedere l’utilizzo delle mascherine Ffp2, le finestre quasi sempre aperte e test a tappeto su studenti e personale scolastico.
Poi si attende il parere del Comitato tecnico scientifico sulla riapertura della scuola, partendo dal presupposto che non sarà favorevole alla riduzione della distanza minima di un metro.
Il ministro Patrizio Bianchi incontrerà, inoltre, Regioni e Comuni. Ed entro mercoledì dovrebbe arrivare il decreto governativo sulle riaperture, con conseguente circolare per la scuola.
Come il governo affronterà questo ritorno a scuola
A preoccupare il governo non solo ciò che accade in aula, ma anche da quello esterno alle scuole, a partire dai trasporti.
Motivo per cui si punta sugli ingressi differenziati per fasce orarie, con l’entrata a scuola che sarà sempre la mattina, ma con orari scaglionati tra le 8 e le 11.
La norma sul tema dovrebbe essere nazionale, ma comunque "spetterà anche ai prefetti riunire i tavoli locali per capire le esigenze specifiche."
Altra ipotesi è quella dei test a tappeto, anche se bisogna decidere con quale formula: si ipotizza l’idea di effettuare tamponi a campione.
Secondo la Repubblica, un’altra possibilità è quella di anticipare gli scrutini al primo giugno, riducendo così i giorni di lezione di almeno una settimana.
A prescindere da tutto è chiara adesso l'intensione politica di far ripartire il comparto scuola e non solo. (Fanpage)
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