Mamma e figlia scomparse: Susanna Recchia e la piccola trovate morte abbracciate sul Piave
Il drammatico gesto di una madre vittima di depressione. La Procura indaga su un probabile caso di omicidio-suicidio
Una tragica vicenda ha scosso la comunità di Miane, in provincia di Treviso. Susanna Recchia, una donna di 40 anni, e la sua bambina di tre anni sono state trovate senza vita abbracciate su un isolotto del fiume Piave, a valle del ponte di Vidor. La donna era scomparsa venerdì sera insieme alla sua piccola, e dopo ore di ricerche, i soccorritori hanno fatto la macabra scoperta. L'auto di Susanna era stata rinvenuta parcheggiata vicino al ponte, ma i loro corpi erano già stati trascinati dalla corrente fino all'isolotto.
Le prime indagini suggeriscono che la donna non si sia gettata dal ponte, ma abbia scelto di entrare nel fiume da una riva vicina, lasciandosi scivolare nelle acque del Piave.
I cani molecolari utilizzati per le ricerche hanno individuato le ultime tracce in quel punto, confermando che la tragedia si è consumata poco dopo la loro scomparsa.
La depressione maggiore e la scelta drammatica di Susanna
Le autorità, guidate dal Procuratore di Treviso, Marco Martani, hanno aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio-suicidio. Il caso appare chiaro: Susanna Recchia, vittima di una grave forma di depressione maggiore, ha deciso di porre fine alle sue sofferenze, coinvolgendo anche la figlia nel tragico gesto.
Secondo il procuratore, la depressione maggiore è una malattia subdola, che può non mostrare segnali evidenti, soprattutto per chi non è esperto. Spesso, infatti, questa condizione porta chi ne soffre a vedere il futuro solo come una fonte di tragedie. In molti casi, le madri che soffrono di questa malattia arrivano a pensare che il gesto estremo di portare con sé i propri figli sia una forma di protezione.
Una vita segnata dal dolore: la separazione e la malattia della figlia
Susanna, igienista dentale di professione, era madre di quattro figli. La piccola di tre anni, vittima con lei della tragedia, era nata dalla sua relazione con l'ex compagno Mirko De Osti. Dopo la separazione, avvenuta recentemente, la donna aveva iniziato a manifestare segni di disorientamento e disagio, anche se nessuno avrebbe potuto immaginare una simile fine.
La bimba soffriva di epilessia, una condizione che aveva contribuito ad aggravare il malessere psicologico della madre. La rottura definitiva con Mirko, avvenuta poco prima del tragico evento, sembra essere stata il catalizzatore che ha portato Susanna a maturare l'intento suicida. In una lettera di cinque pagine, la donna ha espresso tutto il suo dolore, spiegando le ragioni del suo gesto e il peso che non riusciva più a sostenere.
Un passato segnato da un trauma: l'incidente mortale dell’amica
La vita di Susanna era stata segnata anche da un altro evento tragico. Nel 2003, la donna era rimasta coinvolta in un incidente stradale che aveva causato la morte della sua amica Patrizia Masutti. Durante quella notte, un blackout aveva colpito gran parte dell’Italia, e l'auto di Susanna si era scontrata con un'altra vettura a causa del semaforo non funzionante in un incrocio pericoloso. Da quel momento, Susanna aveva portato con sé il peso di quella tragedia, una ferita che non si era mai del tutto rimarginata.
Le indagini e le possibili autopsie
La Procura di Treviso ha aperto un'inchiesta per omicidio-suicidio, ma il caso appare già definito agli occhi degli inquirenti. Tuttavia, il Procuratore Martani ha deciso di attendere i risultati del primo esame necroscopico sui corpi di Susanna e della bambina per decidere se disporre ulteriori autopsie. Gli esami potranno confermare le dinamiche del tragico gesto e offrire risposte definitive ai tanti interrogativi che restano.
Una comunità sconvolta
La notizia ha scosso profondamente la comunità di Miane e le persone che conoscevano Susanna. Descritta come una donna riservata, aveva poche amicizie e viveva una vita tranquilla con i suoi figli. Nessuno avrebbe potuto prevedere una simile tragedia. L'ex compagno Mirko, anch'egli sconvolto, ha dichiarato che non c'erano stati segnali preoccupanti che potessero far presagire l'evento drammatico. La vicenda sottolinea ancora una volta quanto sia importante il riconoscimento e il supporto per chi soffre di malattie mentali.
La storia di Susanna Recchia e della sua piccola figlia rimarrà come un doloroso monito sui pericoli della depressione e sulla necessità di intervenire prima che sia troppo tardi.