Il «grande fratello» fa paura
L’app che dovrebbe tracciare gli italiani per arginare la diffusione del virus mette in allarme la maggioranza dei partiti e il governo adesso deve faticare per rassicurare tutti. Lo strumento è potenzialmente molto utile, ma il rischio di «danni collaterali» è forte, perché di mezzo c’è la privacy delle persone. Ieri sera c’è voluta una riunione con i ministri Francesco Boccia e Paola Pisano, il commissario Domenico Arcuri e i presidenti delle regioni per provare a dare rassicurazioni e la prima garanzia è che tutto passerà dal Parlamento: l’app , che sarà pronta per l’inizio di maggio, non diventerà operativa con un’ordinanza - ha assicurato Boccia - ma verrà inserita in uno dei decreti già all’esame delle Camere, con un emendamento, oppure in un decreto ad hoc.
La vicenda
E' delicata e non a caso persino il garante europeo per la privacy, in una raccomandazione - diretta non all’Italia in particolare ma a tutti i Paesi Ue - avverte : «Legittimità, trasparenza e proporzionalità dovrebbero accompagnare qualsiasi misura intesa a combattere la pandemia Covid19». Insomma, bisogna bilanciare le esigenze sanitarie con i diritti individuali.
Una delle idee circolate è quella di limitare la libertà di movimento per chi non accetterà di installare l’app sul proprio telefonino, un modo per far sì che almeno il 60% degli italiani usino l’app. Solo con una adesione massiccia, infatti, l’applicazione sarebbe davvero efficace nel contrasto del contagio. Ma, spiega Filippo Sensi del Pd, così avremmo «cittadini di serie A e di serie B», una cosa «contro la Costituzione. Il sistema a punti lasciamolo ai Paesi autoritari».
Matteo Salvini e Giorgia Meloni
Sono stati tra i primi ad alzare la voce. «Sono evidenti alcune gravi criticità - ha detto il leader della Lega - chi gestisce i dati raccolti, dove vengono conservati e per quanto e di chi è la proprietà dei dati? La strada scelta dal governo è pericolosa. La nostra libertà non è in vendita». E la presidente di Fdi ha aggiunto: «È assolutamente impensabile che basti una semplice ordinanza per diffondere il software: un passaggio in Parlamento è d’obbligo: i dati sensibili dei cittadini siano tutelati e non entrino in nessun modo nelle disponibilità di società private».
Ma, appunto, anche Pd e Leu hanno messo in guardia il governo:
«Un terreno tanto delicato - ha spiegato Graziano Delrio, capogruppo dem alla Camera - non può essere affrontato esclusivamente con lo strumento dell’ordinanza commissariale. È necessario che la materia venga esaminata dalle Camere». Antonio Zennaro del Movimento 5 stelle, poi, insieme al Pd Enrico Borghi, ha sollecitato l’intervento del Copasir, il comitato parlamentare che si occupa dei servizi segreti. Richiesta sposata oggi anche da Adolfo Urso di Fdi. E domani il Copasir si occuperà della vicenda.
Per questo già ieri sera Boccia ha provato a rassicurare:
«Il Parlamento è sovrano». Inoltre, ha chiarito il ministro secondo quanto si apprende, la gestione e la conservazione dei dati avverranno attraverso un cloud un mano pubblica. La privacy dei cittadini, ha assicurato la ministra Pisano, verrà garantita.(LaStampa)
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