UNGHERIA. La battaglia sui fondi di coesione tra Budapest e Bruxelles sembra essere giunta a una svolta: l’esecutivo di Fidesz ha dichiarato che entro fine anno provvederà a dirimere tutte le controversie con la Commissione europea con una decina di provvedimenti ad hoc. In gioco ci sono oltre 7 miliardi di euro di risorse europee, a cui vanno aggiunti i 7,2 miliardi del Pnrr ancora bloccati
Il conflitto sembra essere vicino a una soluzione. “Dopo trattative intense con la Commissione europea, abbiamo accettato le richieste proposte per ridurre i rischi di tagli al budget Ue.
Abbiamo trovato dei compromessi accettabili sulle questioni sensibili”, ha dichiarato Gergely Gulyas, ministro della Presidenza del Consiglio dei ministri. Una retromarcia che sembra quasi clamorosa considerando le numerose lotte che il governo di Viktor Orban ha ingaggiato con la Commissione europea negli ultimi anni su quasi ogni dossier.
Adesso, però, la questione sembra essere giunta a un punto di non ritorno: la proposta del governo comunitario di tagliare i fondi di coesione di Budapest, unito al persistere del blocco del PNRR, pare aver convinto l’Ungheria a fare marcia indietro, per evitare di perdere dei fondi che sono essenziali per la sua economia.
I punti di scontro con l’Unione
È la prima volta che Bruxelles sceglie lo scontro frontale con uno Stato membro. Per questo impressiona la scelta dei partecipanti al Consiglio dell’Unione di votare all’unanimità la proposta della Commissione di tagliare fondi di coesione destinati all’Ungheria: un inedito assoluto, che dimostra come la questione sia di fondamentale importanza per tutto il Continente.
“Questa è una chiara dimostrazione della determinazione della Commissione a proteggere il bilancio dell'Ue e a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per garantire questo importante obiettivo”, ha dichiarato il commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn. La Commissione aveva proposto di sospendere il 65% dei fondi destinati a tre programmi operativi dei fondi di Coesione destinati all'Ungheria, per un taglio di circa 7,5 miliardi di euro. Una cifra non irrisoria, considerando che l’ammontare complessivo delle risorse destinate a Budapest è di circa 22 miliardi di euro. A chi si lamentava che il taglio fosse stato nel complesso limitato Hahn ha fatto notare che "si tratta della stessa somma richiesta dall'Ungheria nel suo Pnrr, pari a 7,2 miliardi di euro", che risulta comunque ancora bloccato sempre a causa delle carenze sullo Stato di diritto.
Gli impegni dell’Ungheria
Per evitare i tagli, Budapest ha concordato con la Commissione europea 17 misure specifiche. La più rilevante è probabilmente l'istituzione dell'Autorità per l'Integrità, indipendente e con ampi poteri di scrutinio, a cui si aggiunge anche l'istituzione di una task force anticorruzione con garanzie di coinvolgimento rappresentativo della società civile; il rafforzamento del quadro anticorruzione e della trasparenza dell'uso del sostegno Ue da parte delle fondazioni per la gestione dei beni di interesse pubblico; la modifica del codice penale per consentire il controllo giudiziario delle decisioni dei pubblici ministeri; il miglioramento dei meccanismi di controllo dell'autorità giudiziaria; la riduzione della quota di procedure di gara con offerte uniche finanziate da fondi nazionali nonché la riduzione della quota di procedure di gara con offerte uniche finanziate da risorse europee.
A ciò si aggiunge l'impegno a sviluppare uno strumento di rendicontazione delle offerte uniche e la creazione di un sistema elettronico per gli appalti pubblici, oltre che un quadro di misurazione delle prestazioni ad essi legati. Budapest si è poi impegnata ad adottare un piano d'azione per aumentare il livello di concorrenza negli appalti pubblici e a fornire formazione alle Pmi e alle microimprese sulle pratiche degli appalti pubblici. Infine, il governo ungherese ha concordato di utilizzare sistematicamente lo strumento di analisi dei dati e di valutazione dei rischi della Commissione, chiamato Aracne, e a rafforzare la cooperazione con l'Olaf, l’agenzia anti corruzione europea, oltre che a garantire la trasparenza della spesa pubblica. (Skytg24)
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