TARANTO. "Vogliamo giustizia per le sofferenze di nostro figlio". Lo afferma la mamma di Jacopo, bimbo di 5 anni residente al rione Tamburi di Taranto che ha contratto la leucemia.

I genitori hanno promosso una causa civile contro lo Stato, ritenendo correlata l'insorgenza della malattia con le emissioni dello stabilimento siderurgico ex Ilva.

"Non può uno Stato civile - aggiunge in una nota il papà del bambino - sacrificare la salute dei cittadini in nome della tutela del lavoro". I legali hanno spiegato che "all'esito di uno studio condotto dall'Istituto superiore di sanità, il latte della madre di Jacopo è risultato, tra gli altri, contaminato da diossine, pcb e furani (tutte sostanze tossiche, tra cui un marker specifico dell'industria metallurgica quale il furano)".

Pertanto, sostiene ancora il collegio difensivo, che ha chiesto oltre un milione e mezzo di euro a titolo di risarcimento danni, "è acclarato che Jacopo, durante la sua vita fetale e successivamente durante tutto il lungo periodo in cui è stato allattato al seno, è stato esposto a sostanze con azione cancerogena certa - diossine e furani - presenti in eccesso nel latte di sua madre".

"Le stesse Nazioni Unite, attraverso - evidenziano i legali - due organi sussidiari che hanno effettuato due visite nella città di Taranto nell'ottobre e nel dicembre 2021, hanno stigmatizzato il perdurare di una situazione di pregiudizio alla salute umana per l'intera popolazione residente nelle aree a rischio e hanno condannato l'inerzia dello Stato e la mancata attuazione dei piani di bonifica". (ANSA)

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