Un incentivo di 8mila euro al datore di lavoro

Come taglio dei contributi a suo carico, per ogni assunzione di donne disoccupate del Mezzogiorno, e comunque «prive di un impiego regolarmente retribuito», entro il 31 dicembre 2022. È la novità che il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Peppe Provenzano ha fatto inserire nel testo finale del Family Act, il disegno di legge licenziato l'altra sera dal governo.

La norma

La norma, che riconosce all'incentivo la durata di 36 mesi, si applica anche in caso di trasformazione a tempo indeterminato di un rapporto a tempo determinato. Per molti aspetti, ricalca la famosa decontribuzione introdotta nel 2015 dal governo Renzi e riservata in una prima fase solo ai giovani disoccupati under 35 del Sud.

L'obiettivo

Era da mesi un obiettivo prioritario del ministro, che solo pochi giorni prima era stato apprezzato (e non solo dalle donne) per essersi rifiutato di partecipare ad un dibattito on line i cui relatori erano solo uomini. Dal suo insediamento, lattenzione al tema dello scarso lavoro femminile al Sud è stata costante. Se ne trova traccia ad esempio nei titoli e nei relativi impegni finanziari previsti nel Piano straordinario per il Sud 2030 che però è rimasto al palo, travolto dalla pandemia e dall'emergenza economica. Ma che non ci sia più tempo da perdere lo dimostrano pochi ma inequivocabili dati, come quelli diffusi proprio un anno fa dalla Svimez: a marzo 2019 l'occupazione femminile nelle regioni meridionali era la più bassa d'Europa, inferiore perfino a quella della Guyana francese e dell'enclave marocchina di Melilla. Il divario rispetto alla media europea, già elevatissimo nel 2001 (circa 25 punti percentuali), si era ulteriormente ampliato, arrivando sopra i 30 punti, nel 2017. Confrontando il tasso di occupazione delle 19 regioni e delle due province autonome italiane con il resto delle 276 regioni europee, emergeva un quadro sconcertante. Una percentuale in linea con la media europea dei 28 Paesi membri. Profondamente distanziate le regioni del Mezzogiorno, tutte nelle ultime posizioni, con Puglia, Calabria, Campania e Sicilia nelle ultime quattro e valori del tasso di occupazione intorno al 30%, di circa 35 punti inferiori della media europea».

Difficile pensare che qualcosa sia cambiato in un anno, anzi.

L'Istat spiega che nel Mezzogiorno solo il 32,8% delle donne in età tra i 15 e i 64 anni lavora contro il circa 60% del Nord, un valore inferiore alla media nazionale delle donne nel 1977, quando si attestava intorno al 33,5%. Peraltro, il tasso di occupazione maschile nel Mezzogiorno «viene superato da quello delle donne del Settentrione durante gli anni della recente crisi economica».

La Svimez

Aveva anche messo in evidenza, riferendosi al 2018, che su un totale di 3 milioni 663 mila donne impegnate in lavori qualificati, appena 851mila erano meridionali, meno di un quarto del totale. Non a caso, il tasso d'occupazione femminile per le donne in possesso di laurea è ancora molto basso al Sud, appena il 63,7%, contro una media dell'81,3% in Europa. A livello nazionale il differenziale è di poco inferiore circa 250 euro. Le donne lavoratrici dipendenti, inoltre, guadagnano in media 1.281 euro mensili nette se sono impegnate a tempo pieno, contro i 1.398 delle loro omologhe nel Centro-Nord.(ILMattino) Leggi anche: Bonus 1000 euro, a maggio molti saranno esclusi. Ecco chi non avrà diritto al sussidio. Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
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