Tenta di accoltellare un detenuto a Nisida, finisce in ospedale e prova la fuga
L’escalation di violenza nel carcere minorile e le difficoltà nella gestione dei giovani detenuti
Un episodio di violenza ha scosso il carcere minorile di Nisida, dove un giovane detenuto ha tentato di accoltellare un altro ragazzo con un’arma rudimentale. Bloccato tempestivamente dagli agenti della polizia penitenziaria, il ragazzo ha poi dato in escandescenze, ingerendo oggetti pericolosi e finendo in ospedale, dove ha tentato nuovamente di fuggire. L’episodio riaccende i riflettori sulle difficoltà di gestione degli istituti penali minorili, già messi a dura prova da un numero crescente di casi problematici.
Tentato accoltellamento nel carcere di Nisida
L’episodio ha visto protagonista un minorenne trasferito recentemente dal carcere di Milano a Nisida. Il giovane, noto per aver tentato in precedenza un’evasione, ha cercato di colpire un altro detenuto con un’arma rudimentale. L’intervento rapido della polizia penitenziaria ha impedito il peggio, neutralizzando il ragazzo prima che potesse ferire gravemente la sua vittima.
Nonostante il tempestivo intervento, l’aggressore non si è calmato, continuando a mettere in atto comportamenti violenti e autolesionistici che hanno richiesto il suo trasferimento in ospedale.
Autolesionismo e tentativo di fuga in ospedale
Durante la crisi, il giovane ha ingerito pile, un gesto autolesionistico che ha reso necessario il ricovero immediato. Dopo essere stato stabilizzato dai medici, il ragazzo ha tentato di fuggire dalla struttura ospedaliera, ma il personale di sicurezza è riuscito a bloccarlo in tempo.
Questo episodio evidenzia la gravità delle problematiche che affliggono gli istituti penali minorili, dove il numero crescente di detenuti difficili sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema.
Le difficoltà di gestione nei penitenziari minorili
Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, sindacalisti dell’USPP, hanno espresso preoccupazione per la situazione che quotidianamente affrontano gli agenti della polizia penitenziaria. Secondo i rappresentanti, la gestione dei giovani detenuti a Nisida è particolarmente complessa per via di:
- Vincoli di parentela con clan criminali: Molti ragazzi provengono da contesti familiari legati alla criminalità organizzata, il che complica ulteriormente il loro percorso rieducativo.
- Dipendenze e fragilità emotiva: La dipendenza da sostanze stupefacenti e le condizioni di vulnerabilità psicologica rendono il comportamento dei detenuti instabile e imprevedibile.
- Sovraffollamento e carenza di organico: Gli istituti penali minorili come Nisida stanno affrontando un numero senza precedenti di giovani detenuti, aggravato dalla mancanza di personale qualificato per gestirli.
“L’attuale utenza, soprattutto quella locale, richiede un’osservazione costante, resa ancora più difficile dalle dinamiche criminali che si sviluppano anche all’interno del carcere”, sottolineano Moretti e Auricchio.
Un sistema sotto pressione
L’aumento degli ingressi nei penitenziari minorili, spesso legato ai reati commessi da giovanissimi, sta creando un effetto domino che mette sotto pressione non solo gli istituti, ma anche il personale penitenziario. Gli episodi di autolesionismo e i tentativi di evasione sono in crescita, generando un clima di costante allerta.
La necessità di interventi strutturali
L’episodio di Nisida dimostra la necessità di interventi urgenti per migliorare la gestione dei penitenziari minorili. Tra le priorità segnalate dagli esperti, spiccano:
- Aumento delle risorse umane e finanziarie per sostenere il personale penitenziario.
- Programmi di rieducazione mirati per affrontare le problematiche specifiche dei giovani detenuti.
- Collaborazione con esperti di salute mentale e dipendenze per garantire supporto psicologico efficace.
La vicenda di Nisida è solo l’ultima di una serie di episodi che richiamano l’attenzione sulla fragilità di un sistema che, senza interventi concreti, rischia di diventare insostenibile.