Luisa Mangiapia, la mamma ferita a Fuorigrotta manda un messaggio ai killer: "Non rovinatevi la vita, abbassate le armi"
Ferita da un colpo destinato a un bersaglio di camorra, Luisa Mangiapia lancia un appello contro la violenza armata
Luisa Mangiapia, 49 anni, si ritrova ad affrontare la tragedia diretta della violenza armata. Colpita mentre passeggiava con sua figlia nel parco, diventa involontariamente testimone delle conseguenze devastanti dell'agguato a Fuorigrotta, Napoli. Da una stanza d'ospedale, rivolge un appello alla società, implorando un'armonia senza armi.
Luisa Mangiapia, la mamma colpita per sbaglio a Fuorigrotta: “Non rovinatevi la vita così”
La giornata di Luisa Mangiapia si trasforma in un incubo mentre si trova con sua figlia in un tranquillo parco pubblico. L'incontro con la violenza è rapido e spietato, fermando il suo cammino con un proiettile destinato a un bersaglio sfortunato. Mentre giace nel letto dell'ospedale, il suo messaggio di pace risuona attraverso le agenzie di stampa, offrendo una prospettiva commovente e potente sull'impatto distruttivo della violenza armata.
Nel cuore di Napoli, l'agguato a Fuorigrotta diventa il palcoscenico di un tragico errore. L'obiettivo del killer mancato, il cui intento era di eliminare un rivale di camorra, si trasforma in un'innocente vittima: Luisa Mangiapia. Il colpo che doveva segnare la fine di un nemico invece sconvolge la vita di una donna che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Da una stanza d'ospedale, Luisa Mangiapia rivolge il suo appello con una forza straordinaria. Incoraggia coloro che si affidano alle armi a considerare le conseguenze delle proprie azioni, invitando alla comprensione e all'empatia. Il suo messaggio tocca le corde più profonde della coscienza sociale, evidenziando la necessità di trovare vie alternative alla violenza.
L'impatto dell'agguato a Fuorigrotta non si limita alla ferita fisica di Luisa Mangiapia, ma si estende al trauma emotivo di sua figlia e alla comunità nel suo insieme. La sua voce, intrisa di dolore e determinazione, si leva per chiedere un cambiamento radicale nell'approccio alla sicurezza pubblica e alla risoluzione dei conflitti.
Mia figlia ha il terrore negli occhi. Ha 11 anni e ha capito perfettamente cosa sia accaduto. Non ho visto chi ha sparato, c’era un gruppetto di ragazzini seduti su una panchina e all’improvviso hanno gridato di scappare. Mi sono resa conto che la gamba sanguinava.
"Non abbiamo più la libertà di fare le cose semplici, normali"
Le parole del parroco Don Fabio De Luca riflettono l'angoscia e la frustrazione che permeano la comunità di Fuorigrotta. La richiesta di maggiore sicurezza e vigilanza cade spesso nel vuoto, mentre la violenza continua a mietere vittime innocenti. La sua domanda retorica mette in discussione la lentezza delle istituzioni nel proteggere i propri cittadini e nell'affrontare le radici della criminalità.
“Non si ha più la libertà di fare le cose semplici, normali ci si sente assediati. Abbiamo chiesto più volte di aumentare la sorveglianza, la vigilanza ma ci viene sempre detto che ci sono dei problemi oggettivi che non ci sono i soldi, il personale e all’assessore alla sicurezza di Napoli quando chiesi una maggiore presenza di militari mi rispose infastidito che non si poteva militarizzare il quartiere. E che piuttosto bisognava lavorare sulla prevenzione. Bene: questa parrocchia fa parte del patto educativo. Ma nel frattempo? Dobbiamo aspettare che muoiano le persone?”.