GOVERNO, LE ULTIME. Prosegue la campagna elettorale per il voto anticipato del 25 settembre. Centrodestra e Pd-M5s alla ricerca di accordi e strategie all'interno dei rispettivi schieramenti. Letta definisce "irreversibile" la rottura con il M5s, parla di "suicidio collettivo" per la caduta del governo Draghi e rilancia l'idea di un fronte progressista aperto.
Governo, le ultimissime
Meloni denuncia: con la campagna elettorale "è ripartita la macchina del fango", e il motivo è che "sono consapevoli dell'imminente sconfitta". Mercoledì, se tutto verrà confermato, il gotha del centrodestra al completo si riunirà per il primo vertice ufficiale della coalizione e lo farà in una sede istituzionale e "neutra": Montecitorio.
Letta irremovibile sulla chiusura ai 5 Stelle
Il segretario Pd è al lavoro sulla lista Democratici e progressisti, con cui provare a battere le destre. La costruzione delle alleanze nel centrosinistra partirà martedì, dalla relazione di Letta in direzione. Sui 5 Stelle Letta è irremovibile. E non per un problema personale: "Io non farò un campagna astiosa o arrabbiata - spiega -. Non mi sono pentito di aver dialogato coi 5 stelle, perché c'è stata un'evoluzione. Ma poi Conte ha abbandonato quella evoluzione".
Calenda, Renzi e i transfughi di FI
Il dialogo c'è già invece con Articolo Uno, con i Verdi e Sinistra italiana, con i socialisti. E con quelle realtà fuori dai partiti che col Pd hanno condiviso il percorso delle agorà. Ma i lavori sono in corso. Il Nazareno appare disponibile a cercare vie comuni coi transfughi di Forza Italia. Poi ci sono Carlo Calenda e Matteo Renzi: una ricucitura col primo è data come più probabile che col secondo. Ma nulla è scontato.
Azione e Più Europa si apprestano a presentare il loro "appello a cittadini e partiti". Quindi anche al Pd. "Non c'è alcuna preclusione a discutere di programmi - apre Calenda - Noi partiamo da lì". Ma poi elenca un po' di punti su cui dice di non andare d'accordo coi dem: "Noi siamo molto favorevoli al rigassificatore di Piombino. Il Pd ha dimostrato contro. Siamo favorevoli alla revisione del reddito di cittadinanza, il Pd non si esprime".
"Le alleanze non si fanno sulla base della simpatia ma di idee chiare, forti e condivise - dice Renzi -. Speriamo di poter allargare il cerchio, ma siamo pronti ad andare a votare con il nostro simbolo".
Il nodo della premiership nel centrodestra
L'ultimo vertice del centrodestra si era tenuto a maggio a Villa San Martino ma quello di mercoledì avrà i crismi dell'ufficialità per avviare la campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre. Il nodo più delicato è quello della premiership.
Si respira preoccupazione in casa FdI: Giorgia Meloni al momento sembra essere la più accreditata dai sondaggi ad ottenere quei voti in più per candidarsi a palazzo Chigi in caso di vittoria dell'alleanza, ma all'orizzonte si staglia l'ipotesi, sorretta dalla sua disponibilità a mettersi a disposizione della coalizione, di Antonio Tajani per la presidenza del Consiglio. "Noi chiediamo pari dignità, chiediamo non cambino le regole né sui collegi né su come si sceglie un candidato. O si vince insieme e si perde insieme" chiarisce Ignazio La Russa.
Salvini rassicura i due alleati: Berlusconi "può aspirare a qualsiasi incarico" mentre per la premiership conferma la vecchia intesa: "Chi prende più voti indica il premier".
Forza Italia, d'altra parte, ha ora urgente necessità di rassicurare gli elettori moderati ed evitare, dopo lo strappo sul governo Draghi, la fuga di altre figure di calibro come quelle di Gelmini e Brunetta, che è tornato all'attacco. La rottura con Draghi "è stata un atto di irresponsabilità motivato da una valutazione di tipo opportunistico" ha sibilato il ministro.
Brunetta, Gelmini e Moratti
Anche lui ora lavora ad un listone che metta insieme i fautori dell'agenda Draghi. Mariastella Gelmini, anche lei fuoriuscita, si è presa ancora qualche giorno di riflessione per annunciare i suoi programmi ma anche Mara Carfagna sta riflettendo sulla possibilità di abbandonare Forza Italia. Entrambe sono corteggiate da Carlo Calenda mentre anche un'altra azzurra del calibro di Letizia Moratti medita di abbandonare il partito e di mettersi "in proprio".
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