Gran Bretagna. In un giorno lasciano in 42. Il premier alla Camera dei Comuni esclude elezioni anticipate e dice: "Detesto l'abuso di potere ovunque avvenga, nel mio partito o in altri". Il leader laburista Starmer: "Chiunque altro si sarebbe già dimesso". Hanno già lasciato la squadra del premier, fra gli altri, il ministro Gove, il viceministro alla Famiglia Quince, il viceministro per gli Standard della Scuola Walker, John Glen, sottosegretario al Tesoro, il ministro della Sanità Javid e il cancelliere dello scacchiere Sunak.

Boris Johnson

Nel Question Time del mercoledì alla Camera dei Comuni, ha ribadito di voler resistere per far sì che il suo governo "vada avanti" nel proprio lavoro e prosegua "ad attuare il programma", malgrado la raffica di dimissioni provocate in seno alla compagine Tory dai contraccolpi dello scandalo Pincher e la richiesta di un passo indietro arrivata da più parti. Sono 42 i membri dell'esecutivo, tra ministri, sottosegretari, segretari parlamentari privati, che nella giornata del 6 luglio hanno lasciato l'incarico: superato ampiamente il record del 1932, quando si dimisero 11 ministri in un solo giorno.

Il premier ha negato la prospettiva di elezioni politiche anticipate:

"Credo che nessuno le voglia in questo momento" di crisi globale. Poi ha aggiunto: "Detesto l'abuso di potere ovunque avvenga, nel mio partito o in altri". Ma non si placa l’onda lunga delle ribellioni interne ai Tory per l’ennesimo scandalo che colpisce Johnson, quello legato alla sua gestione del caso Pincher, deputy chief whip e fedelissimo del premier costretto a dimettersi la settimana scorsa per aver palpeggiato due uomini, fra cui un collega deputato, in un club per uomini. "Il compito di un Primo ministro in circostanze difficili, quando gli è stato assegnato un mandato colossale, è quello di andare avanti ed è quello che farò", ha affermato Johnson. "Con il senno di poi avrei dovuto realizzare che Chris Pincher non sarebbe cambiato", ha aggiunto, ammettendo di essere stato informato di accuse nei suoi confronti già nel 2019. Il governo britannico conta oltre 150 ruoli totali comprese le poltrone di minor peso, sull'insieme dei quali le dimissioni sono arrivate a una trentina. Ma il vero organismo di potere è il consiglio di gabinetto (circa 30 membri, una ventina dei quali con diritto di voto) in seno al quale gli abbandoni sono stati finora due: Rishi Sunak e Sajid Javid.

Le dimissioni

Dopo gli addii di ieri sera del ministro della Sanità Sajid Javid e del cancelliere dello Scacchiere - responsabile della politica economica - Rishi Sunak, sono usciti dalla squadra del premier altri membri. Fra questi Michael Gove, responsabile dello strategico portafogli del Livellamento delle Disuguaglianze Territoriali; Stuart Andrew, ministro per l'edilizia abitativa; Will Quince, viceministro responsabile del dossier della Famiglia e dell'Infanzia; Laura Trott, ministrial aide ai Trasporti (figura simile al nostro sottosegretario, ma con meno poteri), Robin Walker, viceministro per gli Standard della Scuola in seno al dicastero dell'Istruzione e infine John Glen, sottosegretario al Tesoro, che in una lettera dai toni molto duri ha affermato che "il Paese merita di meglio" e ha puntato il dito contro lo "scarso giudizio" mostrato dal primo ministro.

Poi un'altra decina di membri junior dell'esecutivo

Con rango equivalente all'incirca a quello di sottosegretario, hanno annunciato il loro addio dicendo di non poter più servire sotto il premier attuale. Mentre si moltiplicano le lettere di deputati Tory finora sostenitori di BoJo. Affermano di non avere più fiducia in lui e gli chiedono di farsi da parte. Inclusi ex ministri e brexiteer di spicco come Liam Fox o Robert Jenrick.

I colleghi di Johnson

Ancora sotto torchio per il Partygate - condannano il fatto che il premier, nonostante fosse già stato informato di accuse simili a carico di Pincher risalenti al 2019, come ha ammesso lui stesso, non avesse deciso di sollevarlo dai suoi incarichi politici. Anzi, da viceministro degli Esteri Pincher è passato all'importantissima carica di deputy chief whip, una sorta di custode della disciplina di maggioranza in Parlamento.

La richiesta di un passo indietro

Da più parti è arrivata a Johnson la richiesta di un passo indietro. Anche la ministra dell'Interno Priti Patel, gli ha chiesto stasera di dimettersi. Lo riferisce la Bbc. Johnson ha incontrato anche una mezza dozzina di ministri che gli sono rimasti fedeli in seno al consiglio di gabinetto. Questa delegazione ha annunciato di voler chiedere al primo ministro di dimettersi. (Skytg24) Seguici sul nostro canale Youtube 41esimoparallelo Segui il nostro canale Google News 41esimoparallelo Attiva le notifiche su 41esimoparallelo.it
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