Alessandro Impagnatiello, l'ex barman di 30 anni accusato dell'omicidio della sua compagna Giulia Tramontano, è entrato nella sala dell'udienza a Milano con una barba lunga, occhi abbassati, evitando lo sguardo dei giornalisti.

Durante gran parte dell'udienza, ha seguito le guardie penitenziarie e ha pianto sommessamente una volta entrato nella gabbia degli imputati.

Le parole pronunciate da Impagnatiello durante una dichiarazione spontanea hanno attirato l'attenzione. Ha dichiarato:

"Sono tante le persone a cui voglio chiedere scusa, innanzitutto a Giulia e alla sua famiglia. Lo devo principalmente a Giulia."

Queste sono state le sue prime frasi, causando l'uscita dall'aula della sorella e del padre della vittima, che hanno dichiarato di non poter sopportare quelle parole. Impagnatiello ha continuato dicendo:

"È stato un gesto di disumanità, inspiegabile, che mi ha lasciato sconvolto e perso. Non vivo più. Quel giorno me ne sono andato anche io perché, anche se sono qui, non vuol dire che sono vivo. In un giorno ho distrutto la vita di Giulia e del figlio che aspettavamo. Mi scuso, non posso chiedere perdono, ma mi scuso con tutte le persone. Non chiedo che queste scuse vengano accettate perché sento ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio."

La risposta della sorella di Giulia Tramontano, Chiara, è stata condivisa sui social:

"Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto. Non puoi chiedere scusa se hai avvelenato e ucciso mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura. Non hai diritto a pronunciare, invocare o pensare a Giulia e Thiago dopo averli uccisi barbaramente. Meriti di svegliarti ogni giorno in galera ripensando a ciò che hai fatto e provando ribrezzo per te stesso."

Il processo a carico di Impagnatiello è iniziato con l'accusa di omicidio aggravato, occultamento di cadavere e procurata interruzione di gravidanza. L'ergastolo è considerato la conclusione più probabile.

La prossima udienza, senza foto e registrazioni, è prevista per il 12 febbraio e vedrà la testimonianza di alcuni testimoni.

L'audio all'amica prima di essere uccisa da Impagnatiello: 

"Ora basta, voglio rifarmi una vita da sola col mio bambino". Queste sono state le parole di Giulia Tramontano, che desiderava qualcosa di più per sé e per Thiago, il suo bambino, ed era pronta a prendersi questa opportunità. Tuttavia, il destino ha preso una piega tragica quando Alessandro Impagnatiello li ha uccisi con 37 coltellate. Questo è emerso da un vocale inviato via WhatsApp a un'amica, un elemento depositato dalla Procura di Milano nel processo contro Impagnatiello, iniziato di recente.

Nell'audio, Giulia aveva condiviso le sue intenzioni dopo aver incontrato la 23enne italo-inglese con cui il fidanzato aveva una relazione parallela. Poco prima di rientrare a casa a Senago il 27 maggio, Giulia aveva espresso il suo desiderio di iniziare una nuova vita da sola con il suo bambino Thiago.

Le confidenze fatte da Giulia prima della sua tragica morte: "Alessandro mi ha rovinato la vita". Nel corso del processo, sono stati depositati anche un video della festa di "baby shower" dello scorso marzo, a cui aveva partecipato anche Impagnatiello, e un vocale che testimoniano il desiderio di Giulia di allontanarsi da una relazione distruttiva.

Secondo gli inquirenti, la festa di "baby shower" per Giulia Tramontano era un'ennesima messa in scena di Impagnatiello

Il video è stato considerato importante perché mostra un tappeto nella sala dell'abitazione che non era presente nella scena del crimine. Indicando che il 30enne potrebbe averlo rimosso prima di commettere l'omicidio. Questo è uno dei numerosi indizi raccolti per l'aggravante della premeditazione.

Ulteriori dettagli delle indagini includono il fatto che a marzo la giovane aveva riferito alle amiche e alla madre di sentirsi molto male di stomaco da settimane. Secondo le indagini, Impagnatiello avrebbe somministrato a Giulia sostanze nocive, come bevande contenenti topicida e ammoniaca, sin dal mese di dicembre.

La telefonata intercettata

Tra gli elementi emersi, c'è anche una telefonata intercettata il primo giugno, dopo l'arresto di Impagnatiello, in cui suo fratello discuteva con un amico riguardo al fatto che il barman aveva dichiarato agli investigatori di non possedere un box (dove aveva nascosto il corpo). In questa telefonata, il fratello di Impagnatiello esprimeva dubbi sulla veridicità di questa affermazione, suggerendo che il barman potesse mentire perché all'interno del box c'erano sostanze stupefacenti.

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