Moses Omogo e Rosa Vespa
Moses Omogo e Rosa Vespa

Moses Omogo, il 43enne operaio e marito di Rosa Vespa, la donna che il 21 gennaio ha rapito la neonata Sofia dalla clinica Sacro Cuore a Cosenza, ha rilasciato un'intervista in cui ha raccontato la sua versione dei fatti. Scarcerato dopo quattro giorni di detenzione, Moses ha espresso il suo dispiacere per l'accaduto e ha voluto ribadire la sua innocenza. "Quando ho visto il video pensavo che mi stessero accusando perché sono di colore, il solito razzismo", ha dichiarato. "Ma io ero lì per portare a casa mio figlio", ha continuato, cercando di difendersi da accuse che lo hanno coinvolto ingiustamente.

La lunga relazione e la falsa gravidanza

Moses ha raccontato la sua storia con Rosa Vespa, la donna con cui si è innamorato tredici anni fa. Il loro desiderio di avere un bambino, però, non si è concretizzato subito. "Volevo un bambino fin da subito, ma non arrivava", ha detto Moses, che nel corso dei nove mesi di gravidanza di Rosa non ha mai sospettato nulla di strano. Nonostante Rosa gli avesse mostrato ecografie e gli avesse fatto credere che la gravidanza stesse procedendo normalmente, Moses ha ammesso che la sua ignoranza su certi aspetti della gravidanza lo aveva portato a fidarsi ciecamente della moglie. Inoltre, Rosa gli consigliava di restare in macchina durante le visite mediche, dicendogli che avrebbe fatto tutto in breve tempo.

La fuga dall'ospedale e la confusione

Moses ha spiegato di aver visto le riprese delle telecamere di sicurezza in cui la coppia esce dall'ospedale con una neonata in braccio. "Lei stava cercando di mettere nell'ovetto quello che per me era mio figlio", ha ricordato, aggiungendo che subito dopo Rosa ha iniziato a correre e lui l'ha seguita, preoccupato che potesse cadere con il bambino. "Non mi ero accorto che indossava una tutina rosa", ha confessato, spiegando che inizialmente la neonata aveva un giubbotto sopra, che gli ha impedito di notare il cambiamento di vestiti.

Il momento del sequestro e il dispiacere per la famiglia di Sofia

Moses ha raccontato che, quando la polizia è arrivata a casa loro, lui stava cercando di proteggere la neonata, pensando che fosse davvero suo figlio. "Pensavo che mi stessero accusando per razzismo", ha ripetuto, ma quando Rosa ha confessato tutto, la realtà della situazione è diventata chiara. "I parenti si sono innervositi", ha detto, ma lui ha continuato a cercare di proteggere la neonata, pur comprendendo che le sue azioni erano state influenzate dalle bugie di Rosa.

Alla fine dell'intervista, Moses ha voluto rivolgersi alla madre della piccola Sofia: "Provo un grande dispiacere per la mamma di Sofia. Tutta la famiglia è sicura che Rosa non stia bene e sperano che questa mamma possa capirlo". Nonostante la grave situazione, Moses ha espresso il suo desiderio di perdonare Rosa e di cercare di capire le ragioni che l'hanno spinta a compiere un gesto tanto drastico.

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