«Siamo incazzate nere. Non ce lo aspettavamo».
Martina e Erika hanno atteso per settimane, fiduciose, che arrivasse il 5 maggio: il giorno in cui avevano ricevuto il via libera per andare a sporgere denuncia contro le decine di insulti ricevuti nei mesi del lockdown. «Lesbiche di merda». «Dovete morire». «Lavatevi col fuoco». Questo il tono dei messaggi ricevuti quotidianamente sui social dalle due ragazze poco più che ventenni, colpevoli di amarsi senza nasconderlo.
Il racconto
Ieri mattina hanno indossato le mascherine, portato con sé il fascicolo con le copie delle offese e raggiunto la caserma dei Carabinieri di Arona, in provincia di Novara. Le parole dei militari sono state una doccia fredda per Martina e Erika: «L'ingiuria non è più reato dal 2019. Tra tutti gli insulti, ne abbiamo potuto denunciare solo uno», dicono le ragazze ancora scosse, deluse. «Non basta che ci augurino la morte per sporgere denuncia, perché non costituisce una vera minaccia secondo l'ordinamento», proseguono.
Le discriminazioni sessuali
Non sono contemplate nell'attuale legislazione, altro punto per cui le due fidanzate si battono anche attraverso le pagine Facebook e Instagram Le perle degli omofobi. «Chi dice che non serve una legge sulla omotrasfobia sbaglia e ci fa solo più arrabbiare - spiega Martina - perché la legge contro le discriminazioni non comprende l'orientamento sessuale. Io sono nera».(Leggo)
LA LETTERA A “LEGGO” DI ERIKA MATTINA E MARTINA TAMMARO
Siamo Erika Mattina (di Monza) e Martina Tammaro (di Arona) (le due ragazze che nell'agosto del 2019 sono state sommerse di insulti per una foto di un bacio).
Scriviamo per raccontare un po' come è andata la nostra quarantena:
L'odio non va in quarantena. Ed è proprio così.
Con l'arrivo del Coronavirus, pensavamo che la gente avrebbe avuto altro da fare, altro da pensare, altri problemi. Invece non solo hanno trovato il modo di insultarci, ancora e ancora, ma ci hanno anche attribuito "la colpa" per l'arrivo del Coronavirus.
Ed anche per tutte le altre disgrazie che stanno capitando (e capiteranno).
L'odio non si è fermato, ma tutto il resto sì. Inclusa la possibilità, per noi, di denunciare. Abbiamo chiamato più e più volte i carabinieri, e ci hanno sempre detto di aspettare. Ora, finalmente, dopo quasi 2 mesi di reclusione, martedì potremo andare dai carabinieri. Anche se ci hanno detto che per glinsulti più vecchi, è troppo tardi. Passati 3 mesi, non si può più far nulla (o quasi).
Ed anche per tutte le altre disgrazie che stanno capitando (e capiteranno).
L'odio non si è fermato, ma tutto il resto sì. Inclusa la possibilità, per noi, di denunciare. Abbiamo chiamato più e più volte i carabinieri, e ci hanno sempre detto di aspettare. Ora, finalmente, dopo quasi 2 mesi di reclusione, martedì potremo andare dai carabinieri. Anche se ci hanno detto che per glinsulti più vecchi, è troppo tardi. Passati 3 mesi, non si può più far nulla (o quasi).
Speriamo che si possa parlare anche di questo, perché, anche se in maniera diversa, è comunque una
Andrà tutto bene.
Erika e Martina
La lettera di Erika e Martina è arrivata all'attenzione di Leggo nel primo giorno della Fase 2. Per le due ragazze, fidanzate da quasi tre anni, alle problematiche legate al lockdown condivise da tutti i cittadini italiani si sono aggiunte quelle dell'omofobia che combattono con ironia sui social grazie alla pagine Le perle degli omofobi.
Quella su Instagram e Facebook è stata l'unica denuncia possibile durante i giorni della quarantena. Perché non avete denunciato alle autorità?
«Ci siamo informate telefonicamente per tre volte. La prima volta ci è stato detto che la questione al momento non era prioritaria. Ci siamo sentite sminuite, anche se capiamo la situazione. Alla seconda telefonata ci hanno consigliato di aspettare la fine della Fase 1, sicuramente anche per tutelare la nostra salute. Solo la settimana scorsa abbiamo ricevuto il via libera: domani potremo denunciare».
Cosa denuncerete?
«Andremo dai Carabinieri di Arona, perché la Polizia Postale è troppo distante. Porteremo tutto quello che abbiamo, dalle offese online ai video molesti che arrivano in continuazione: per molti uomini due ragazze lesbiche sono sinonimo di porno. Ma non tutte le offese online sono perseguibili, per denunciare è necessario che scattino minacce o diffamazione».
Chi c'è dalla vostra parte?
«Al momento, dal punto di vista legale, siamo sole. Ma riceviamo il supporto dei nostri followers, tantissime persone che ogni giorno ci dimostrano affetto e solidarietà».
E le critiche?
«Non sappiamo cosa sia successo, ma nell'ultima settimana è arrivata una nuova ondata d'odio».
Come ve lo spiegate?
«Probabilmente le persone in questo momento di frustrazione collettiva riversano la rabbia su un "problema secondario" come quello di due donne che si amano. Che non solo non è affatto un problema, ma di certo non è un problema loro. È per questo che abbiamo deciso di lanciare l'hashtag #lodiononvainquarantena».
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