Natisone Patrizia Bianca Christian
Strage Natisone, le giovani vittime Patrizia, Bianca e Christian

Il 31 maggio 2024 segna una delle pagine più tragiche della storia recente. Tre giovani vite, quelle di Patrizia Cormos (21 anni), Bianca Doros (23) e Cristian Molnar (25), sono state spazzate via in un terribile incidente avvenuto a Premariacco, in provincia di Udine, a causa di una piena improvvisa del fiume Natisone. In quel momento, i ragazzi si trovavano sul greto del fiume, inconsapevoli della tragedia imminente che li avrebbe travolti.

Un ultimo messaggio disperato: "Vi prego"

L'ultimo messaggio di Patrizia Cormos, scriveva "vi petro", un errore dovuto dalla fretta e dal tremore delle mani, ma il messaggio era chiaro: un disperato appello. Il gesto rappresenta l'ultima speranza di sopravvivenza che Patrizia ha cercato di trasmettere ai soccorritori, mentre le acque del fiume Natisone li inghiottivano. In quegli ultimi momenti, la ragazza ha compiuto una serie di azioni determinanti che hanno gettato luce sulla tragica fine.

L'indagine e la ricostruzione degli eventi

Le indagini, condotte dalla Procura di Udine, hanno rivelato una serie di dettagli devastanti riguardo gli ultimi minuti di vita dei tre ragazzi. Patrizia ha effettuato ben quattro chiamate al numero di emergenza 112, l'ultima delle quali appena prima della tragedia finale. In queste chiamate, la giovane ha fornito informazioni precise sulla posizione e la gravità della situazione. Nella sua richiesta d’aiuto, ha espressamente chiesto l’intervento di un elicottero, consapevole che la situazione stava precipitando velocemente. Ma, nonostante le richieste di aiuto, il tempo trascorso e il ritardo nei soccorsi hanno alimentato le accuse di negligenza.

La risposta tardiva dei soccorritori e le accuse di negligenza

Le indagini hanno confermato che, secondo i dati emersi, l'agonia dei ragazzi, imprigionati dalle acque del Natisone, è durata circa 41 minuti. Un periodo che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato sufficiente per un intervento tempestivo da parte dei soccorritori, ma che è stato sprecato a causa di ritardi e incertezze. La Procura ha aperto un'inchiesta, indagando tre vigili del fuoco e un infermiere della centrale operativa del Sores per omicidio colposo, accusati di imprudenza e imperizia. Questi soccorritori sono ora al centro di un’indagine che punta a stabilire le cause di un intervento che avrebbe potuto, forse, salvare le vite dei giovani.

La cronologia degli ultimi istanti: le foto, le chiamate e i video

Il cellulare di Patrizia ha fornito dettagli fondamentali per la ricostruzione dei tragici eventi. Le prime foto scattate dai ragazzi sulla spiaggia del fiume risalgono alle 13:18, pochi minuti prima che la situazione precipitasse. Alle 13:29, Patrizia effettua la prima chiamata al numero di emergenza 112, seguita da altre tre telefonate, di cui una durata ben 11 minuti. In queste chiamate, la ragazza non solo descriveva la situazione, ma cercava anche di ottenere aiuto concreto. Alle 13:50, ha inviato via WhatsApp due video ai vigili del fuoco per illustrare meglio la gravità del momento.

Il dolore della madre di Patrizia: un appello alla giustizia

La madre di Patrizia, Mihaela Tritean, ha dichiarato al quotidiano Il Piccolo di sentirsi devastata non solo dalla morte della figlia, ma anche dalla consapevolezza che la giovane aveva chiesto con determinazione l'intervento di un elicottero, una richiesta che, purtroppo, non è stata presa in considerazione. “Patrizia ha capito subito il pericolo e ha avuto il coraggio di chiedere aiuto, ma chi aveva il dovere di agire non ha compreso la gravità della situazione,” ha detto Mihaela, esprimendo il suo dolore e la sua rabbia per il ritardo nei soccorsi. Questo dramma, oltre a rappresentare una perdita personale irreparabile, solleva interrogativi su come la macchina dei soccorsi possa essere migliorata in futuro per evitare tragedie simili.

Un caso che scava nelle responsabilità

Le indagini sulla tragedia del fiume Natisone sono ancora in corso e potrebbero portare a sviluppi significativi in merito alle responsabilità dei soccorritori. Quello che è certo, però, è che le ultime azioni di Patrizia e dei suoi amici rivelano la consapevolezza di un imminente pericolo e il disperato bisogno di aiuto. La speranza di salvarsi è stata annientata da una catena di errori e ritardi che ora sono al centro dell'indagine della Procura di Udine.

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