Accelerare il piano Sud 2030 che era stato presentato a febbraio
Appena prima dell’esplosione dell’emergenza Covid, valorizzando in particolare aspetti come sanità, scuola, infrastrutture, che sono poi le criticità evidenziate da questi mesi di clausura e fermo del sistema economico. Questo è l’obiettivo del governo a cui si riferiscono le parole del presidente del Consiglio.
Ma allo stesso tempo
Conte e Provenzano (ministro per il Sud e la Coesione territoriale) sperano di poter sfruttare l’occasione creata dal nuovo clima che si respira a livello europeo per riproporre un tema che nelle discussioni sui ritardi del Mezzogiorno si ripresenta ciclicamente, quello della fiscalità di vantaggio. Vuol dire introdurre nelle Regioni meridionali un livello generalizzato del prelievo fiscale più basso di quello in vigore nel resto del Paese, per incentivare gli investimenti in quei territori.
Storicamente, la volontà di andare in questa direzione si è sempre infranta contro con l’opposizione della commissione europea. In linea di massima le regole comunitarie non permettono di applicare aliquote più basse in una certa area del Paese, e tutti i tentativi fatti finora di ottenere un regime di questo tipo per il Sud sono falliti.
L’esecutivo ritiene evidentemente che ora si possano aprire degli spazi, in contemporanea con la progressiva disponibilità di risorse europee attraverso i vari strumenti che Bruxelles sta mettendo a punto, ultimo tra tutti il Recovery Fund con i suoi 750 miliardi (almeno nella proposta della commissione stessa).
Al momento, nel piano presentato meno di quattro mesi fa
L’incentivo fiscale agli investimenti ha una dimensione più limitata e passa per le Zes, le Zone economiche speciali introdotte da una legge del 2017 e destinate tipicamente alle aree portuali. Nelle Zes è possibile accentuare i vantaggi già disponibili per le imprese ed allo stesso tempo prevedere una serie di drastiche semplificazioni amministrative.
Sul fronte fiscale una direttrice importante riguarda poi il credito d’imposta per la ricerca, che il governo punta a rafforzare. Un intervento è stato già realizzato con il decreto Rilancio, che interviene su norme introdotte con l’ultima legge di Bilancio. Il livello del beneficio viene portato dal 12 al 25 per cento. La misura si applicherà ai progetti di ricerca fondamentale, di ricerca industriale oppure di sviluppo sperimentale, anche in combinazione tra di loro.
Un altro capitolo rilevante del Piano Sud
E' quello dedicato all’obiettivo di colmare lo storico ritardo infrastrutturale del Mezzogiorno. Le risorse totali (in realizzazione e appaltabili entro il 2021) per le infrastrutture al Sud ammontano a oltre 33,5 miliardi di euro, suddivise in 27,5 miliardi di euro per le infrastrutture ferroviarie, 5 miliardi di euro per gli investimenti stradali, 360 milioni di euro per il settore idrico, oltre 600 milioni di euro per opere edilizie. I progetti principali su cui punta il governo sono il collegamento viario Ragusa-Catania; la Strada statale 106 jonica; la SS 17 dell’Appennino abruzzese ed appulo-sannitico; la SS 16 adriatica; l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria; e la linea Av Napoli-Bari.
Sul fronte scuola
L’idea è favorirne l’apertura in orario pomeridiano per«rafforzare il ruolo della scuola come spazio di inclusione sociale e di condivisione culturale».
Complessivamente il piano prevede circa 123 miliardi di investimenti fino al 2030 a cui si arriva sommando 30,7 miliardi di fondi europei, 23,4 miliardi di Cofinanziamento nazionale, 5,3 miliardi di Cofinanziamento territoriale, 58,8 miliardi di Fondo Sviluppo e coesione (Fsc), 5 miliardi di Risorse aggiuntive Fsc.(IlMattino)
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