Gli Usa si preparano al grande giorno. Dibattito tra i vice in tv. Nonostante i numerosi affondi e i momenti di nervosismo - e, appunto, la presenza di un fastidioso insetto che si è posato più volte sulla capigliatura bianca del vicepresidente in carica - Mike Pence e Kamala Harris, hanno mantenuto una calma davvero serafica durante i 90 minuti del dibattito dei numeri due, l'unico di questa campagna dove a scontrarsi sono i running-mate dei candidati in gara.
Offrendo agli americani incollati al televisore uno spettacolo migliore di quello di una settimana fa, quando il confronto fra il presidente uscente Donald Trump e lo sfidante Joe Biden si era trasformato in un match condito di insulti.
A sfidarsi sul palco
Divisi da quelle barriere di plexiglass sulle quali i team dei due candidati hanno litigato per 48 ore, sono state due visioni opposte dell'America. Ma per una sera, almeno, ci si è scontrati a colpi di argomenti politici: e non di offese personali.
"La gestione della pandemia è il più grande fallimento di un'amministrazione nella storia d'America" ha subito affondato Harris, rispondendo alla prima domanda della moderatrice Susan Page, capo dell'ufficio di Washington del quotidiano Usa Today.
"Fin dal primo giorno il presidente Trump ha messo la salute degli americani al primo posto" ha ribattuto il repubblica no, incassando il colpo, ben sapendo che col presidente positivo e isolato alla Casa Bianca, il virus è decisamente il tallone d'Achille di queste elezioni.
Ma quando Harris lo attacca rinfacciandogli "sapevate della pericolosità del virus e lo avete nascosto minimizzandone la gravità:
lo ha detto il presidente a Bob Woodward, sostendo di non voler creare panico" Pence usa la tecnica di sempre: le parla sopra. Facendosi bacchettare dalla moderatrice: "Sia più rispettoso".
Mentre Kamala incassa
Per strategia più che timidezza, giacché i consiglieri le hanno raccomandato di tenere a freno la lingua. E la sua grinta. Per non sembrare una "nasty black woman", una "donna nera arrabbiata", ed essere dunque percepita dal pubblico bianco come dominata da un senso di rivalsa.
Riesce però a farsi rispettare
Con ferma gentilezza si riprende la parola: "Adesso tocca a me". Un siparietto che si ripete più volte nell'ora successiva, con lui a sforare le risposte o a parlarle sopra: e lei che ben tre volte gli ripete: "Sto parlando io..." facendo anche il gesto di stop con la mano.
Riuscendo nell'intento di far sembrare il pur ragionevolmente pacato repubblicano, una sorta di sopraffattore.
Pence prova a smontare la sua credibilità, e in un paio di occasioni le si rivolge dicendo "senatrice lei può avere le sue opinioni, ma non può trasformare i fatti".
Poi l'accusa di voler "minare la fiducia nel futuro vaccino. Smettetela di fare politica sulla pelle della gente". Una frase ben curiosa da dire in un paese che ha superato i 7,5 milioni di contagi e conta oltre 210mila morti. Lei si difende chiamando in causa il celebre virologo Anthony Fauci: "Se sarà lui a dire che funziona, gli crederò".
Si discute di ambiente ("Hai firmato il Green New Deal, sei più a sinistra di Bernie Sanders" accusa lui) di economia ("Joe ha un piano per combattere la disoccupazione" dice la Harris soffiando lo slogan ed Elizabeth Warren).
E di tasse: "Sarebbe bello sapere a chi Trump deve soldi" dice ancora la Harris riferendosi allo scoop del New York Times, secondo cui Trump non ha pagato le tasse per 10 anni su 15 e ha versato solo 750 dollari nei primi due anni alla Casa Bianca.
Ma è soprattuto quando si parla di Cina che sale la tensione:
"Avete perso la guerra commerciale col dragone", dice la dem snocciolando dati con la precisione della sua esperienza di procuratrice.
"Biden non l'ha mai combattuta" risponde affilato Pence infilando una delle poche frasi offensive della serata: "Biden è la cheerleader della Cina". Sì, insomma, una ragazza ponpon. "La vostra guerra commerciale è costata agli Usa 300mila posti di lavoro" lo gela Kamala.
Il momento più difficile
Per la dem arriva quando il vicepresidente ricorda che in sala ci sono i genitori di di Kayla Mueller, l'attivista cristiana che fu rapita dall'Isis e tenuta come schiava sessuale da Al Baghdadi, morta in un bombardamento.
"Joe Biden e Barack Obama avevano la possibilità di salvarla. Ma hanno esitato troppo e quando si sono decisi l'avevano già spostata" ricorda Pence: "Se ci fosse stato Trump, che ha sconfitto l'Isis, Kayla sarebbe ancora viva". Ma Kamala riesce a ribaltare anche questo. Ricordando le spiacevoli frasi del presidente sui militari caduti durante la prima guerra mondiale: "Perdenti". (Repubblica)
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