Omicidio Cosimo Nardelli: ergastolo per Tiziano Nardelli e Paolo Vuto
Sentenza definitiva a Taranto: il fratello e l’organizzatore condannati all’ergastolo, pene di 30 e 25 anni ai due esecutori materiali
La Corte di Assise di Taranto ha emesso le condanne per l'omicidio di Cosimo Nardelli, il 61enne pregiudicato ucciso il 26 maggio 2023. Il caso ha visto coinvolti quattro imputati principali, tutti condannati a pene severe per il loro ruolo nell’esecuzione del delitto.
Tiziano Nardelli, fratello della vittima, è stato condannato all'ergastolo per essere stato il mandante dell'omicidio. La stessa pena è stata inflitta a Paolo Vuto, ritenuto l'organizzatore dell'agguato mortale. Per i due esecutori materiali, i cugini Aldo Cristian e Francesco Vuto, le condanne sono rispettivamente di 30 e 25 anni di reclusione. I cugini hanno confessato il delitto, contribuendo alla ricostruzione dei fatti. Aldo Cristian dovrà scontare anche la pena per un tentato omicidio.
Altri due imputati sono stati condannati per reati connessi: 18 anni per tentato omicidio e detenzione di arma da fuoco, e 2 anni per detenzione illegale di armi.
La dinamica dell’omicidio
Il delitto si è consumato in via Cugini 7, nel centro di Taranto, dove Cosimo Nardelli è stato ucciso con cinque colpi di pistola esplosi da distanza ravvicinata. Il 26 maggio 2023, i sicari, a bordo di uno scooter, hanno atteso la vittima sotto casa e l’hanno colpita al torace con due proiettili. Soccorso rapidamente e trasportato in ospedale, Nardelli è deceduto un’ora dopo a causa delle gravi ferite riportate.
Il movente: dissidi familiari per un'azienda agricola
L’omicidio di Cosimo Nardelli sarebbe stato pianificato dal fratello Tiziano per risolvere un conflitto legato alla gestione di una cooperativa agricola di famiglia. Le indagini, condotte dai pm Milto Stefano De Nozza della Dda di Lecce e Francesco Sansobrino della procura jonica, hanno confermato il quadro accusatorio. La Corte ha accolto le richieste dei pubblici ministeri, infliggendo le pene massime per i mandanti e gli organizzatori dell’agguato.
Il passato di Cosimo Nardelli: una vita segnata da crimini
Cosimo Nardelli, conosciuto come “Zio Mimmo”, era noto alle autorità per i suoi precedenti penali. Nel 2005, fu condannato a 17 anni di carcere per l’omicidio di Alessandro Cimoli, un giovane di 27 anni, avvenuto per un presunto debito di droga. La sua storia criminale lo aveva reso una figura controversa e legata a episodi di violenza e traffici illeciti.
A novembre 2008, sei persone furono arrestate, tra cui Renato Nardelli, fratello di Cosimo, e Matteo Basile, collaboratore di giustizia, per vari reati tra cui omicidio, traffico di stupefacenti ed estorsione. Basile dichiarò che Nardelli gli aveva commissionato l’omicidio di Cimoli per un mancato pagamento legato a un chilo di cocaina.
La sentenza della Corte di Assise di Taranto rappresenta un passo decisivo per la giustizia. L’omicidio di Cosimo Nardelli ha scosso la comunità di Taranto, mettendo in luce una realtà di violenza e dissidi familiari sfociati in tragedia. Le condanne inflitte riflettono la gravità del crimine e segnano un monito contro ogni forma di illegalità e risoluzione violenta dei conflitti.