Neonato morto a Villa San Giovanni, il piano accurato della nonna per sbarazzarsi del bimbo
Tragedia a Villa San Giovanni: l'infanticidio che ha sconvolto una comunità . Una storia di indifferenza e dolore
L'orribile vicenda che ha colpito la comunità di Villa San Giovanni ha lasciato un segno indelebile nel cuore di molti. È una di quelle matasse che più si scioglie e più lacera. Fa male anche solo immaginare che quel bimbo, seppur nato prima del termine, era perfetto. Un batuffolo con capelli neri che tante coppie avrebbero accolto in casa loro e ricolmato di attenzioni e amore. Non ha avuto molto tempo, forse pochi istanti prima che smettesse di respirare. La procura accusa la nonna di aver messo fine a quella vita innocente.
Dalle prime indiscrezioni, le indagini, che proseguono anche in queste ore, hanno mostrato video degli impianti di videosorveglianza che parlano chiaro. La donna, dopo il parto in casa e il presunto infanticidio, avrebbe tentato di sbarazzarsi del corpicino portandolo nella scogliera della darsena di Pezzo, rinchiuso in uno zainetto. Tutto da sola. Avrebbe messo in piedi un piano non solo per nascondere e negare la gravidanza, ma anche per depistare le indagini costringendo la piccola mamma a uscire e passeggiare a Villa dopo il parto. Tuttavia, la sua sofferenza non è passata inosservata e il piano della donna è andato in fumo.
Le domande senza risposta
Le segnalazioni sono arrivate dopo la tragica scoperta, eppure continuano a rincorrersi interrogativi che gelano il sangue. La famiglia composta da madre e due figlie, considerato che il padre le ha lasciate molto tempo fa, era già stata attenzionata dai servizi sociali di Villa San Giovanni. Come è possibile che scuola e servizi sociali, essendo a conoscenza della situazione di degrado, non siano intervenuti? La donna accusata oggi di un delitto atroce, ha altri figli che non vivevano con lei.
Riceveva sussidi e aiuti economici da parte dei servizi sociali del Comune, compreso l’affitto della casa. Una situazione nota. Una storia sempre più a tinte fosche. E la rabbia, adesso che tutto dovrebbe spegnersi, continua a montare proprio perché "si poteva evitare". Lo dicono in continuazione e anche pubblicamente i residenti della zona. Un tam tam di informazioni che costringono a interrogarsi sulle responsabilità morali e sociali legate a questa tragedia.
Il destino delle sorelline
Le due sorelline sono insieme al sicuro. La donna dovrà rispondere penalmente, ma esiste una comunità che non si dà pace e che chiede risposte nella speranza che l’indifferenza non uccida ancora una volta. L'indifferenza ha reso la 13enne invisibile, tanto da poter nascondere una gravidanza sofferta e indesiderata. Nella stessa indifferenza è morto un bimbo che non avrà mai un nome.
Le responsabilità dei servizi sociali
È chiaro che ci sono delle responsabilità da parte dei servizi sociali che conoscevano la situazione della famiglia e che non sono intervenuti adeguatamente. La domanda che molti si pongono è: come è possibile che una gravidanza di una 13enne sia passata inosservata? E ancora: perché, nonostante gli aiuti economici, non è stato fatto nulla per migliorare le condizioni di vita di questa famiglia?
Questa tragica vicenda deve servire da monito per tutte le istituzioni coinvolte. È imperativo che ci sia una maggiore attenzione e interventi tempestivi per le famiglie in difficoltà. L'indifferenza non deve mai più essere la causa di una tragedia così grande. La comunità di Villa San Giovanni spera che da questo dolore nasca una nuova consapevolezza e un impegno concreto per proteggere i più vulnerabili.