Piersanti Mattarella
Piersanti Mattarella

A oltre 45 anni dall'omicidio di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Siciliana e fratello dell'attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, emergono importanti novità. Secondo quanto riportato da Repubblica, due uomini legati alla mafia sarebbero stati identificati come i presunti esecutori materiali del delitto. L'inchiesta, che per decenni è stata segnata da depistaggi e ostacoli, potrebbe finalmente avvicinarsi alla verità.

Chi era Piersanti Mattarella: una figura simbolo del rinnovamento politico

Piersanti Mattarella, allievo di Aldo Moro, incarnava un ideale politico lontano dagli schemi tradizionali della Sicilia degli anni '70. Determinato a combattere la corruzione e a rinnovare la gestione pubblica, il suo impegno per la trasparenza e la legalità lo rese un bersaglio della mafia.

Condannati in via definitiva i mandanti, ossia i membri della Commissione di Cosa nostra, rimaneva irrisolta la questione degli esecutori materiali. Le prime indagini, condotte anche da Giovanni Falcone, esplorarono l'ipotesi di un coinvolgimento del terrorismo nero, ma questa pista si rivelò fuorviante.

L’omicidio: un’esecuzione brutale in pieno centro a Palermo

Il 6 gennaio 1980, Piersanti Mattarella venne assassinato davanti alla sua abitazione a Palermo, mentre si apprestava a salire in auto con la moglie, Irma Chiazzese. Un killer armato di una Colt Cobra calibro 38 sparò attraverso il finestrino, ma l’arma si inceppò. Un complice gli fornì un altro revolver con cui il sicario proseguì l’attacco, colpendo mortalmente Mattarella e ferendo la moglie.

L’agguato avvenne nel territorio del boss Francesco Madonia, ma nessuno dei principali sicari della zona fu riconosciuto dai testimoni. L’omicidio, segnato da un contesto politico-mafioso, lasciò poche tracce e fu oggetto di numerosi depistaggi.

Nuovi indagati: la testimonianza di collaboratori di giustizia

Secondo le recenti dichiarazioni del pentito Francesco Di Carlo, a sparare fu Antonino “Nino” Madonia, figlio di Francesco Madonia e figura centrale nei delitti di mafia. Di Carlo ha evidenziato come la somiglianza tra Nino Madonia e Valerio Fioravanti, inizialmente accusato del delitto, abbia contribuito a confondere le indagini.

Ulteriori collaboratori di giustizia, tra cui Vito Galatolo, hanno confermato il ruolo di Madonia all’interno di Cosa nostra. La famiglia Madonia, storicamente legata a apparati deviati dello Stato, è stata implicata anche in altri eventi tragici, come la strage di via D’Amelio e il fallito golpe Borghese.

Un contesto di convergenze politiche e mafiose

Secondo il collaboratore Francesco Marino Mannoia, l’omicidio di Piersanti Mattarella si inserisce in un quadro complesso di convergenze di interessi tra politica e mafia. Anche Tommaso Buscetta confermò che l’intera Commissione di Cosa nostra approvò l'eliminazione di Mattarella, benché nessuno volesse esporsi direttamente.

Giovanni Falcone descrisse il delitto come il risultato di «interessi di grandi dimensioni», una sintesi perfetta del legame oscuro tra mafia e politica.

Le nuove indagini: verso un processo contro i killer

Sotto la guida del procuratore Maurizio De Lucia e del suo aggiunto Marzia Sabella, la Procura di Palermo ha raccolto nuove prove e testimonianze. Questi elementi, ancora coperti dal massimo riserbo, potrebbero finalmente portare all’apertura di un processo contro i responsabili materiali dell’assassinio.

L’identificazione dei due presunti killer rappresenta un passo cruciale verso la giustizia per Piersanti Mattarella, un uomo che ha sacrificato la vita per i suoi ideali di onestà e trasparenza.

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