Dopo l’epidemia del Coronavirus e la conseguente psicosi correlata al virus cinese, i governatori di ben tre regioni del nord (Veneto, Lombardia e Friuli) insieme all’amministrazione della provincia di Trento avevano chiesto di valutare l’ipotesi di quarantena per tutti bambini rientrati dalla Cina da meno di 14 giorni: con l’effetto immediato di non mandarli a scuola. Dal fronte dell’esecutivo è intervenuto in maniera decisa il premier Giuseppe Conte ribadendo con un sono “no” che la richiesta avanzata dai governatori del nord non può essere accolta.
Coronavirus: si torna a scuola
“Ci dobbiamo fidare delle
autorità scolastiche e sanitarie“- ha riferito il presidente del Consiglio -“se ci dicono che non ci sono le
condizioni per il
provvedimento in discussione, invito i governatori del nord a fidarsi di chi ha specifica competenza”.
Negli istituti scolastici infatti, la
circolare ministeriale che fa riferimento al dicastero presieduto da
Roberto Speranza specifica che tutti gli studenti che frequentano scuole e università possano tornare in classe a meno che non si sia riscontrato un
contatto con un individuo in malattia nei giorni che ne hanno preceduto il rientro. Le proprie
condizioni di salute devono essere monitorate dagli
insegnanti, dagli educatori o addirittura dagli alunni stessi: qualora si riscontrassero
sintomi propri di una malattia respiratoria allora si consiglia di avvertire le
autorità sanitarie di competenza.
Coronavirus: la posizione di Giuseppe Conte
“In Italia abbiamo adottato una
linea molto prudente sin da subito, la più protettiva, la soglia più elevata per i cittadini”- ha detto il premier durante la sua visita a
Londra -“non ci sono i presupposti per
allarme o panico.
Chi ha ruoli politici, ha anche il dovere, la responsabilità di dare messaggi di tranquillità e serenità. La situazione è sotto controllo. Sarà costituita una task force con i ministri competenti per valutare l’impatto economico di eventuali misure di protezione.
Giuseppe Conte ha poi sottolineato che “c’è qualche segnale di
discriminazione che potrebbe tramutarsi in episodi di
violenza, nessuno pensi di approfittarne. In questi giorni mi hanno chiesto anche la sospensione di
Schenghen ma non ci sono le condizioni”.
La
polemica con i governatori leghisti incalza anche dopo la riposta di
Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, che ha ribadito le linee guida in materia di salute previste dagli organi statali “Ognuno faccia il proprio lavoro. Decide il ministro della Salute e le Regioni si adeguano”- ha tuonato Boccia
contro i leghisti -“Tutto molto chiaro.
Basta leggere la
Costituzione. Se la dichiarazione dei Presidenti della Lega non è ispirata da motivazioni politiche, come sono certo ben conoscendo il loro profondo rispetto delle Istituzioni, il governo la accoglierà come ulteriore sollecitazione a tenere alta la vigilanza sul mondo della scuola”.