Il ministro Giorgetti
Il ministro Giorgetti

La Manovra 2025 porterà un’ondata di nuove tasse e misure restrittive, secondo quanto dichiarato dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante l'evento Bloomberg Future of Finance Italy

L’annuncio ha scatenato polemiche, soprattutto da parte dei sindacati, per l’impatto che queste misure avranno su cittadini e imprese. Giorgetti ha sottolineato che la manovra richiederà «sacrifici da tutti», e che le tasse colpiranno indistintamente sia individui che aziende, piccole, medie e grandi, con l’obiettivo di risanare le finanze pubbliche.

Le previsioni economiche del governo, secondo il ministro, sono migliorate rispetto a quanto previsto. L’obiettivo di ridurre il deficit al 4,4% è stato rivisto al ribasso al 3,8%, un dato che Giorgetti ha descritto come «quasi unico» in Europa. Tuttavia, questo risultato richiederà un ulteriore sforzo collettivo, poiché sarà necessario continuare a ridurre il deficit pubblico fino a scendere sotto il 3% entro il 2026, come richiesto dalle normative europee.

Profitti e ricavi nel mirino delle nuove tasse

Le nuove misure fiscali non colpiranno solo i cosiddetti «extraprofitti», come inizialmente ipotizzato. Invece, saranno tassati tutti i profitti e i ricavi, indipendentemente dalla loro origine o dal settore di provenienza. Questa decisione ha sollevato preoccupazioni tra le imprese di ogni dimensione, poiché la nuova pressione fiscale potrebbe rallentare la crescita economica e ridurre i margini di guadagno.

Secondo Giorgetti, la tassazione dei profitti sarà equa e calibrata sulla capacità contributiva, in linea con l’articolo 53 della Costituzione, che impone a tutti i cittadini di contribuire alle spese pubbliche in base alla propria capacità economica. Tuttavia, la definizione precisa di come queste nuove tasse verranno implementate è ancora oggetto di discussione, e il governo dovrà trovare un equilibrio per evitare di danneggiare eccessivamente settori chiave dell’economia italiana.

Settori sotto pressione: sicurezza e industria degli armamenti

Un contributo significativo alla manovra potrebbe arrivare dal comparto della sicurezza e dall'industria degli armamenti, che ha beneficiato di un incremento dei profitti dovuto ai conflitti internazionali in corso. Settori come questo, che stanno registrando utili superiori alla media, saranno chiamati a dare un contributo maggiore alle casse dello Stato. Anche le banche, storicamente oggetto di tassazione sugli extraprofitti, potrebbero trovarsi di nuovo sotto pressione, benché il governo sembri intenzionato a estendere la tassazione anche ad altri settori redditizi.

Il ministro Giorgetti ha rassicurato i cittadini e le imprese che la soluzione finale sarà equilibrata e che non verranno prese decisioni affrettate o ingiuste. Tuttavia, il clima di incertezza persiste, soprattutto tra coloro che operano in settori già gravati da un’alta pressione fiscale.

L’ira dei sindacati e le critiche alla manovra

La risposta dei sindacati non si è fatta attendere. La CGIL ha bocciato la manovra, definendola un nuovo capitolo di austerità che graverà sulle «spalle dei soliti noti». La prospettiva di tagli per 13 miliardi di euro all’anno per i prossimi sette anni preoccupa profondamente le organizzazioni sindacali, che temono un ulteriore impoverimento dei lavoratori già colpiti dall’inflazione e dalla precarietà del lavoro.

In particolare, c’è timore per il futuro del welfare, che rischia di essere ridimensionato con la riduzione delle risorse pubbliche. L’idea che i servizi pubblici essenziali possano diventare sempre meno accessibili preoccupa i sindacati, che chiedono invece di concentrare i tagli sulle «zone grigie» dell’economia, come le rendite finanziarie e immobiliari o le multinazionali che beneficiano di regimi fiscali privilegiati.

La CISL, pur condividendo alcune preoccupazioni, ha proposto una revisione della spending review che colpisca solo gli sprechi e le intermediazioni parassitarie, evitando di compromettere la protezione sociale e i servizi pubblici essenziali.

Un futuro incerto tra austerità e crescita

La Legge di Bilancio 2025 si preannuncia dunque come un banco di prova per il governo, che dovrà bilanciare l’esigenza di ridurre il deficit con quella di garantire crescita e benessere per tutti. L’impatto delle nuove tasse e dei tagli sarà al centro del dibattito politico nei prossimi mesi, mentre cittadini e imprese si preparano a fare i conti con nuove sfide economiche.

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