Strage Nuoro, in centinaia ai funerali di Giusy Massetti, Martina e Francesco
In prima fila in chiesa davanti alle tre bare bianche, anche il figlio sopravvissuto. Nessuna cerimonia per Roberto Gleboni
Il 25 settembre 2024, Nuoro è stata scossa da una tragedia familiare che ha segnato profondamente la città.
Roberto Gleboni ha ucciso la moglie Giusi Massetti, 43 anni, e i loro due figli, Francesco di 10 anni e Martina di 23, prima di togliersi la vita.
Il 30 settembre, la comunità nuorese si è riunita per i funerali delle vittime, un evento che ha lasciato un segno indelebile nel cuore di tutti i presenti.
Funerali di Giusi Massetti e dei figli
Alle 15:30, nella parrocchia di San Domenico Savio, si sono svolti i funerali di Giusi Massetti e dei suoi due figli, Francesco e Martina. La chiesa era gremita, con amici, familiari e tanti cittadini che hanno voluto partecipare per mostrare solidarietà in un momento di dolore indescrivibile. Le tre bare bianche, simbolo della purezza spezzata, erano disposte al centro della navata.
Il figlio sopravvissuto
In prima fila, accanto alle bare, era presente anche il figlio adolescente scampato alla strage, assistito da un tutore e da un gruppo di psicologi che lo stanno aiutando a superare il trauma. Accanto a lui, i nonni materni, distrutti dal dolore, e il fidanzato di Martina, Francesco, che tra le lacrime ha detto addio alla sua amata. Durante la cerimonia, il parroco don Stefano ha invitato i presenti a pregare per tutte le vittime, compresi Roberto e Paolo, sottolineando l'importanza di non dimenticare questa tragedia.
Funerale di Paolo Sanna
In mattinata, un'altra funzione si è tenuta presso la cattedrale Santa Maria della Neve per Paolo Sanna, pensionato di 69 anni, ucciso mentre stava salendo nel suo appartamento. Il funerale è stato un momento di raccoglimento profondo, con la bara ricoperta di rose rosse e bianche posate dalla moglie e dalle figlie, che si sono sostenute tenendosi per mano durante tutta la celebrazione.
Durante l’omelia, don Giovanni Maria Chessa ha esortato i fedeli a riflettere sull’assurdità di queste morti, definendole "ingiuste e incomprensibili", e ha chiesto alla comunità di ricordare Paolo per il suo amore per la vita, la famiglia e la sua passione per il canto liturgico. Il parroco ha concluso l’omelia con un appello a mantenere viva la memoria di Paolo attraverso le sue azioni di amore e generosità, lasciando un messaggio di speranza.
Il minuto di silenzio a scuola
Francesco Gleboni, il figlio di 10 anni ucciso dal padre, frequentava la 5/a B dell'istituto comprensivo Maccioni Deledda. Nella giornata dei funerali, tutta la scuola ha osservato un minuto di silenzio per ricordare il giovane alunno, un momento toccante che ha coinvolto insegnanti, alunni e personale scolastico. L’intera comunità scolastica si è stretta nel dolore per la perdita del loro compagno.
La situazione dei sopravvissuti
Due familiari di Roberto Gleboni sono sopravvissuti alla strage: il figlio 14enne, che si trovava in casa al momento della tragedia, e l'anziana madre dell’omicida. Entrambi sono ricoverati all'ospedale di Nuoro, ma le loro condizioni non sono più considerate critiche. La comunità prega anche per loro, nella speranza che possano riprendersi fisicamente ed emotivamente da questo trauma immenso.
Nessun funerale per Roberto Gleboni
Per Roberto Gleboni, l’autore della strage, non è stata prevista alcuna cerimonia funebre pubblica. La sua tumulazione avverrà in forma privata, lontano dagli occhi della comunità, che ha espresso il suo dolore e la sua condanna per l’atroce gesto. La decisione di evitare una funzione pubblica riflette il sentimento generale di sconcerto e rabbia verso l’atto compiuto.
Un dolore che unisce una città
La tragedia ha lasciato un segno indelebile in tutta la città di Nuoro, che si è unita nel dolore e nella preghiera per le vittime. Le parole dei sacerdoti durante i funerali hanno cercato di portare conforto e speranza, ma rimane difficile trovare una spiegazione razionale a una tragedia così devastante. La comunità, però, è decisa a non dimenticare e a sostenere chi è rimasto, soprattutto il giovane figlio sopravvissuto, affinché possa trovare la forza di andare avanti nonostante il dramma vissuto.