Chiara Ferragni, ipotesi di truffa: al vaglio le email scambiate per la promozione del pandoro
La Guardia di Finanza ha depositato presso la Procura la prima informativa relativa all'inchiesta sul pandoro firmato Chiara Ferragni e prodotto da Balocco. Questa informativa potrebbe influenzare la prospettiva accusatoria dell'indagine, passando da frode in commercio a truffa. Le autorità hanno acquisito una serie di email nell'ambito dell'indagine Antitrust che potrebbero avere un impatto significativo sulla formulazione delle ipotesi di reato. Il procuratore Eugenio Fusco è in possesso di una prima annotazione, seguita da allegati, che gli inquirenti dovranno valutare nelle prossime ore.
Chiara Ferragni le email scambiate con la società Balocco
Le email, scambiate per pianificare la campagna di promozione del pandoro, potrebbero portare a ipotizzare il reato di truffa. Questa nuova prospettiva si aggiunge alle multe già applicate dall'Antitrust: oltre 1 milione alle società riconducibili a Chiara Ferragni e 420mila euro a Balocco per pratica commerciale scorretta. Ora, l'inchiesta dovrà considerare gli aspetti del presunto profitto illecito e del danno ai consumatori, elementi fondamentali per configurare l'ipotesi di truffa.
Le Procure che hanno aperto fascicoli analoghi senza ipotesi di reato o indagati stanno trasmettendo gli atti a Milano. Nell'inchiesta milanese, saranno esaminati casi simili riguardanti la vendita di prodotti con il marchio Ferragni, inclusi quelli proposti con scopi solidali. La società di Chiara Ferragni ha precisato che i ricavi derivanti dalla vendita della bambola sono stati donati a un'associazione nel luglio 2019, in conformità a quanto comunicato sui canali ufficiali di Tbs Crew Srl.
L'inchiesta continua, e si stanno esplorando altri casi legati a prodotti promossi dalla influencer con l'obiettivo di comprendere appieno l'eventuale violazione della legge.