Trump ferma l'Ius Soli, gli Stati Democratici avviano la battaglia legale: "Non è un Re"
Diciotto procuratori generali contestano l’ordine esecutivo del presidente, sostenendo che viola il quattordicesimo emendamento della Costituzione. "Non è un re, non può riscrivere la Costituzione con un colpo di penna."
Un nuovo fronte di battaglia legale si è aperto tra la Casa Bianca e gli Stati federali guidati dai Democratici. Diciotto procuratori generali hanno presentato ricorso contro lo stop allo Ius Soli, contenuto in uno degli ordini esecutivi firmati lunedì dal presidente Donald Trump. Al centro della disputa vi è il quattordicesimo emendamento della Costituzione statunitense, che garantisce la cittadinanza a tutti i nati sul suolo americano.
Il ricorso: un atto "illegale e incostituzionale"
Il ricorso, presentato alla Corte distrettuale federale del Massachusetts, sostiene che l’ordine di Trump sia privo di base legale: «Nonostante gli ampi poteri del Presidente di stabilire la politica sull’immigrazione, l’ordine di revoca della cittadinanza esula ampiamente dai limiti legali dell’autorità del Presidente».
Gli Stati Democratici ritengono che solo una modifica costituzionale e un’approvazione del Congresso potrebbero rendere effettivo un divieto allo Ius Soli, e definiscono il provvedimento come "straordinario ed estremo".
Le dichiarazioni dei procuratori generali
Il procuratore generale del New Jersey, Matthew J. Platkin, che ha guidato il ricorso insieme ai colleghi della California e del Massachusetts, ha commentato duramente: «I presidenti sono potenti, ma lui non è un re. Non può riscrivere la Costituzione con un colpo di penna.»
L’ordine esecutivo di Trump, se attuato, non si limiterebbe a colpire i figli di immigrati clandestini, ma anche i bambini nati da madri presenti legalmente negli Stati Uniti per motivi temporanei, come studenti stranieri o turisti.
Lo Ius Soli sotto attacco
Lo Ius Soli, un principio fondamentale della cittadinanza americana, è stato al centro del dibattito politico negli ultimi anni. L’ordine di Trump rappresenta un tentativo senza precedenti di limitarlo, estendendo il divieto anche a situazioni finora considerate intoccabili.
Secondo i procuratori generali, la misura non solo viola i diritti costituzionali, ma rischia di creare confusione legale e sociale, con conseguenze profonde per milioni di persone.
Le implicazioni del caso
La questione ha attirato l’attenzione di importanti città come San Francisco e Washington DC, che si sono unite al ricorso. Gli oppositori sostengono che la mossa di Trump sia un attacco diretto al cuore dei valori americani e un tentativo di alimentare divisioni politiche e sociali.
Una lunga battaglia in arrivo
Questo ricorso segna l’inizio di una battaglia legale che potrebbe durare anni, con esiti che potrebbero ridefinire il concetto di cittadinanza negli Stati Uniti. Gli Stati Democratici sono determinati a contrastare quello che considerano un abuso di potere presidenziale, mentre la Casa Bianca sembra intenzionata a portare avanti il suo programma senza compromessi.