Roma, morta dopo la zuppa di carciofi col botulino, la figlia: «Io salva per miracolo»
La procura ha aperto un fascicolo di indagine per omicidio colposo a carico di ignoti e sulla vicenda sono in corso indagini dei carabinieri del Nas
Una semplice cena a Roma, si è trasformata in tragedia per una donna romana di 70 anni, deceduta dopo aver consumato una zuppa di carciofi acquistata al supermercato e contaminata dal botulino.
La figlia, ricoverata dopo aver assaggiato la stessa zuppa, si è salvata per miracolo grazie a un intervento tempestivo.
La giovane ha raccontato come il centro antiveleni di Pavia abbia inviato l’antidoto in elicottero fino a Roma, un’operazione decisiva che ha permesso ai medici di stabilizzare le sue condizioni e salvarle la vita.
L’indagine della procura: aperto un fascicolo per omicidio colposo
La drammatica vicenda ha immediatamente portato all’apertura di un’indagine per omicidio colposo da parte della procura di Roma, che ha affidato l’incarico ai Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni (Nas). Il fine delle indagini è chiarire come si sia potuta verificare una contaminazione da botulino e individuare i responsabili nella filiera di produzione. L’inchiesta verte su eventuali negligenze, comprese quelle relative alla fase di produzione e conservazione dei cibi preconfezionati.
La testimonianza della figlia: «Mamma non c’è più, io mi sono salvata per miracolo»
Profondamente scossa, la figlia della vittima ha descritto gli ultimi istanti con la madre. Anche lei, dopo aver consumato una piccola porzione della stessa zuppa, ha iniziato a sentirsi male. "Mamma non c’è più, e io mi sono salvata per miracolo," ha dichiarato la donna in un’intervista, raccontando di essere stata intubata e sedata subito dopo l’arrivo dell’antidoto. La paziente è stata poi ricoverata in terapia intensiva per un lungo periodo. La testimonianza mette in luce l’estrema gravità dell’avvelenamento e la rapidità con cui i sintomi si sono sviluppati, richiedendo cure tempestive per evitare un secondo tragico epilogo.
Una zuppa «sigillata e non scaduta»: nessun sospetto iniziale sulla contaminazione
La famiglia riferisce che la confezione della zuppa era sigillata e non oltre la data di scadenza, rendendo dunque improbabile sospettare di una possibile contaminazione da botulino al momento dell’acquisto. Il genero della vittima, coinvolto nelle prime fasi dell’accaduto, ha raccontato come la situazione sia precipitata in breve tempo, con l’anziana che, colpita da difficoltà respiratorie, sia stata portata d’urgenza in ospedale.
Indagini e ipotesi in corso: il ruolo della filiera di produzione e della conservazione
Le autorità stanno esaminando ogni fase della produzione, conservazione e distribuzione del prodotto per individuare eventuali responsabilità o errori di processo che abbiano consentito al botulino di svilupparsi. Rimane da stabilire se il batterio fosse presente nella zuppa già in fase di produzione o se la contaminazione sia avvenuta dopo l’acquisto, per un’eventuale conservazione non ottimale. Tuttavia, al momento dell’incidente, la zuppa risultava intatta e sicura secondo quanto riferito dai familiari della vittima.
Allerta e misure di sicurezza alimentare: il rischio di infezioni da botulino
La drammatica esperienza della famiglia romana ha riportato l’attenzione sull’importanza della sicurezza alimentare e sulla necessità di rigorosi controlli nella produzione e conservazione di alimenti confezionati. Anche se casi di contaminazione da botulino sono rari, le conseguenze possono essere fatali. In particolare, gli alimenti preconfezionati, se non trattati o conservati correttamente, possono rappresentare un rischio elevato, con il botulino che si sviluppa in ambienti privi di ossigeno, come le confezioni sigillate.
Questa tragedia ricorda a tutti l’importanza della vigilanza sui prodotti alimentari confezionati, nonché della rapida risposta sanitaria in casi di avvelenamento.