Corrado Finale, travolto e ucciso a Marano: resta in carcere il conducente della 500
Ferito Umberto, l'amico della vittima, fidanzato con la sorella di Taglialtela: era lui il vero bersaglio
Aurelio Taglialatela, 19enne residente a Marano, rimane in carcere dopo l’udienza di convalida del fermo avvenuta presso il carcere di Poggioreale.
Il giovane è accusato di omicidio volontario per aver investito e causato la morte di Corrado Finale, un ventenne di Marano. La decisione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli Nord, che ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere, è motivata dal "pericolo che possa commettere medesimi reati".
Taglialatela, difeso dagli avvocati Alfonso Vozza e Luigi Poziello, è stato arrestato in seguito a una serie di eventi che lo vedono coinvolto in un inseguimento fatale su via del Mare, durante il quale ha speronato lo scooter Beverly Piaggio su cui viaggiavano Corrado Finale e Umberto Galdiero, causando la morte del primo e il ferimento del secondo.
La dinamica dell'incidente: inseguimento mortale
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'episodio che ha portato alla morte di Corrado Finale ha avuto origine da una lite tra il giovane deceduto e Aurelio Taglialatela. Poco prima dell'incidente, Corrado Finale e Umberto Galdiero, quest'ultimo fidanzato con la sorella di Taglialatela, avrebbero danneggiato il vetro anteriore della Fiat 500 del 19enne. Tale gesto avrebbe scatenato l'ira di Taglialatela, che avrebbe quindi deciso di inseguire i due ragazzi lungo via del Mare in direzione nord.
Durante l'inseguimento, Taglialatela, alla guida della sua Fiat 500, avrebbe speronato lo scooter dei due giovani, causando un impatto violento che ha portato alla morte di Corrado Finale e al ferimento di Umberto Galdiero. Quest'ultimo ha riportato lesioni giudicate guaribili in 30 giorni, ma la sua testimonianza è risultata determinante nella formulazione dell’accusa di omicidio volontario.
L'accusa di omicidio volontario: la ricostruzione dei fatti
L’accusa di omicidio volontario a carico di Aurelio Taglialatela si basa non solo sulle testimonianze dei presenti, ma anche sulle dichiarazioni di Umberto Galdiero, l’amico che viaggiava con la vittima al momento dell'incidente. Galdiero ha infatti affermato che l’azione di Taglialatela non sarebbe stata un incidente, ma un gesto intenzionale motivato da precedenti attriti tra il 19enne e i due giovani.
Il conflitto tra le parti sarebbe nato a seguito della rottura del rapporto sentimentale tra la sorella di Taglialatela e Umberto Galdiero. Nei giorni precedenti l'incidente, vi sarebbero state ripetute discussioni tra il giovane indagato e il gruppo di amici, tra cui la vittima, alimentando così un clima di tensione che ha portato all’estremo l’inseguimento mortale. A confermare questa dinamica, oltre alla testimonianza di Galdiero, anche il padre di quest'ultimo, che ha raccontato agli inquirenti delle tensioni crescenti tra i ragazzi.
La decisione del giudice: pericolo di reiterazione del reato
Il giudice per le indagini preliminari ha deciso di convalidare il fermo di Aurelio Taglialatela e di confermare la misura cautelare in carcere. La decisione si basa sul rischio che il giovane possa commettere nuovamente reati simili, considerata la gravità degli eventi e le tensioni pregresse con la vittima e i suoi amici.
Gli avvocati difensori di Taglialatela hanno già preannunciato che presenteranno un ricorso, puntando a far emergere eventuali attenuanti o aspetti diversi della vicenda. Tuttavia, al momento, l’accusa di omicidio volontario resta, e il giovane dovrà affrontare il processo detenuto in carcere, in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari.
Il caso ha scosso profondamente la comunità di Marano, che si stringe attorno alla famiglia di Corrado Finale, mentre la famiglia di Taglialatela continua a difendere il ragazzo, confidando che la verità dei fatti possa emergere nel corso del processo.