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Chiara Petrolini

Un dramma che continua a scuotere l’opinione pubblica. Chiara Petrolini, 22 anni, accusata di aver partorito e sepolto due figli nel giardino della sua villetta a Travesetolo (Parma), ha rilasciato dichiarazioni che gettano nuova luce sul caso. La giovane, interrogata dai magistrati, avrebbe confessato involontariamente che uno dei due neonati, partorito nell’agosto 2024, era nato vivo.

Le sue parole, riportate in esclusiva da Settimanale Giallo, emergono dalla richiesta di carcerazione avanzata nei suoi confronti: «Mi sono accorta che non gli batteva più il cuore». Gli inquirenti interpretano questa frase come un’ammissione implicita che, almeno inizialmente, il piccolo aveva mostrato segni di vita.

Il secondo neonato: una vita spezzata

Le indagini sul secondo bambino, nato ad agosto 2024, sono state approfondite dal medico legale, che non lascia spazio a dubbi: il neonato era nato vivo. La presenza di aria nei polmoni, rilevata durante l’autopsia, conferma che il piccolo aveva respirato.

Chiara, durante gli interrogatori, ha dichiarato di essersi accorta che il cuore del bambino aveva smesso di battere. Le sue parole sembrano descrivere un tragico momento di consapevolezza, ma la loro veridicità rimane incerta, sollevando inquietanti interrogativi sulla dinamica di quei drammatici minuti.

Il primo bambino: nato morto o un’altra verità nascosta?

Diversa è la versione fornita dalla Petrolini sul primo neonato, nato a maggio 2023. Secondo il racconto della giovane, il piccolo sarebbe nato morto: «Ho provato a scuoterlo per vedere se respirava, ma era morto». Di fronte alla tragedia, avrebbe deciso di scavare una buca con le sue mani per seppellirlo nel giardino.

Tuttavia, stabilire la verità è complesso. Gli unici resti disponibili del primo bambino sono le ossa, insufficienti per accertare con precisione le cause del decesso. Questo lascia aperta la possibilità che anche il primo neonato potesse essere nato vivo.

L’orrore nel giardino di casa

La vicenda dei due neonati sepolti nel giardino di Travesetolo ha sconvolto non solo gli inquirenti, ma anche l’intera comunità. La scoperta dei corpi è avvenuta nell’ottobre 2024, portando alla luce uno scenario angosciante. Secondo quanto emerge dalle indagini, Chiara avrebbe vissuto le due gravidanze in solitudine, senza condividere con nessuno il peso delle sue decisioni.

Le indagini e le accuse

Le dichiarazioni di Chiara Petrolini sono ora al vaglio degli inquirenti, che stanno cercando di ricostruire i fatti con precisione. L’accusa principale riguarda il secondo neonato, per il quale si ipotizza l’omicidio. L’evidenza scientifica e le sue stesse parole sembrano confermare che il bambino fosse nato vivo, e gli investigatori cercano di chiarire se la morte sia stata il risultato di un gesto volontario o di un’omissione di soccorso.

Un caso che interroga la società

La vicenda solleva profonde riflessioni su temi come l’isolamento, la solitudine e il supporto alle giovani madri. Le gravidanze di Chiara sembrano essere passate inosservate, sollevando interrogativi sulla sua rete sociale e sul sistema di supporto che avrebbe potuto prevenire una tragedia così drammatica.

Mentre la giustizia fa il suo corso, il caso Petrolini rimane un capitolo oscuro e doloroso della cronaca italiana.

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