USA. L'inquinamento dovuto agli incendi causati dall'uomo, nel solo 2018, negli Usa è stato responsabile di circa 20 mila morti per malattie connesse alla cattiva qualità dell'aria. È quanto ha stimato uno studio condotto da ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge pubblicato su Environmental Research Letters.

La ricerca ha analizzato l'impatto dei fuochi di origine umana, in particolare di quelli appiccati in campo agricolo per smaltire residui vegetali e degli incendi causati dall'uomo, sui livelli di particolato sottile (PM2.5) in Usa.

A questo scopo i ricercatori hanno consultato un database del dipartimento dell'Agricoltura (Fire Program Analysis-Fire Occurrence Database) che raccoglie informazioni sugli incendi in Usa a partire dal 1992. Secondo l'analisi, queste due fonti sono state responsabili di una quota importante della produzione complessiva di PM2.5 nel Paese, oscillante tra il 6% del 2003 e il 14% del 2018.

I fuochi agricoli sono stati inoltre responsabili di circa 1.500 decessi prematuri all'anno, mentre gli incendi di origini umana dai 7.400 decessi del 2003 ai 20 mila del 2018. "Gli incendi non solo minacciano vite umane, infrastrutture ed ecosistemi, ma sono anche uno dei principali fattori che compromettono la qualità dell'aria", ha affermato in una nota la prima firmataria dello studio Therese Carter.

"Elevati livelli di esposizione al fumo possono avere un impatto negativo sulla salute umana, provocando condizioni come infezioni respiratorie, cancro ai polmoni, malattie cardiache e parti prematuri". Per i ricercatori la scoperta fornisce una leva importante per ridurre l'inquinamento: "Ora che sappiamo che gli esseri umani possono svolgere un ruolo fondamentale nella riduzione delle concentrazioni di PM2.5, dovremmo mettere in atto politiche, regolamenti e piani di gestione per prevenire gli incendi provocati dall'uomo", ha aggiunto Carter. (ANSA)

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