I numeri
Una valanga di cassa integrazione, persino più di aprile. Nel solo mese di maggio in Emilia-Romagna sono state autorizzate dall’Inps quasi 88 milioni di ore alle aziende ancora ferme per l’epidemia o alle prese col crollo della produzione, una quantità paragonabile solo agli anni ( interi) della crisi e più di tutto il triennio 2017-2019.
Con quasi 70mila lavoratori in regione che secondo i sindacati devono ancora ricevere i soldi della " cassa", mentre aumentano le persone che il lavoro non lo cercano nemmeno più. « Attenzione però — avvertono in coro Cgil, Cisl e Uil — È a settembre che vedremo le vere ricadute di questa crisi».
La situazione
Un quadro complicato, cui la Regione ieri ha aggiunto un nuovo capitolo: il caporalato. «Abbiamo un problema, riguarda anche noi — ha avvertito la vicepresidente Elly Schlein — nel nuovo Patto per il lavoro bisognerà mettere in campo pratiche di contrasto, perché se lasci che il seme della ricattabilità si insedi nel territorio ne risentirà tutta la comunità locale » .
Il vescovo Matteo Zuppi ha detto che la Caritas ha aiutato tra i tanti in difficoltà anche molti lavoratori in nero, « purtoppo una realtà ancora diffusa». Intanto il termometro della crisi segna rosso. L’Inps a maggio tra cassa integrazione ordinaria, in deroga e fondo di solidarietà " Covid- 19" ha autorizzato per l’Emilia- Romagna ben 87,6 milioni di ore, un dato inferiore solo a quello di Lombardia ( 211 milioni) e Veneto ( 92) e più alto di quello conteggiato in aprile ( 84,8 milioni di ore).
Posizione Inps
Sono dati, segnala l’Inps, che trovano un metro di confronto solo con anni interi del periodo più duro della crisi economica precedente: nel 2009 le ore totali furono 65 milioni e nell’intero triennio 2017-2019 "appena" 60 milioni. Sempre che quei soldi arrivino, del resto, perché secondo i sindacati a Bologna ci sono almeno 10- 15mila persone che devono ancora ricevere la "cassa" da febbraio a oggi (stima Cgil), cifra che salirebbe fino a 70mila in tutta la regione ( dice la Uil), su un milione di cassintegrati.
Nonostante le rassicurazioni del presidente dell’Inps e gli sforzi dell’Inps stessa per far fronte alla richiesta inedita di questi mesi. « Sono ritardi che possono dipendere da vari motivi, ma che si scaricano sui lavoratori » , sottolinea Giacomo Stagni, della Cgil.
Preoccupa il futur0
« Il vero spettro è settembre-ottobre — avverte Danilo Francesconi, segretario della Cisl bolognese — finora le aziende hanno lavorato ordini vecchi, se non riparte l’economia non ne avranno di nuovi. Il governo finisca gli Stati generali e metta a terra gli interventi».
Anche perché prima o poi cadrà il divieto di licenziare. « Servono soldi, non decreti», aggiunge Giuliano Zignani, segretario della Uil, che apre alla proposta di Confindustria di lavorare ad agosto: « Non sono contrario a prescindere, ma le ferie vanno concordate con noi, Confindustria non pensi di scavalcarci». In attesa dei dati locali sulle nuove assunzioni ( che in Italia sono calate del 24% nei primi tre mesi dell’anno), qualche altro segnale arriva dall’Istat.
Gli occupati
In Emilia- Romagna tra gennaio e marzo gli occupati sono rimasti stabili a 2 milioni mentre la disoccupazione è addirittura scesa dal 6,1% di inizio 2019 al 5,5% di quest’anno, con 13mila disoccupati in meno. Ma si tratta di una specie di "illusione ottica", perché nello stesso periodo sono aumentati gli inattivi, cioè coloro che non hanno un lavoro ma non lo cercano: ben 26mila in più in un anno. Un aumento quasi totalmente a carico degli inattivi in età da lavoro ( 15- 64 anni), che sono passati da 710 a 734mila, con una crescita del 3,4%. (La Repubblica)
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