Per chi traballa sul serio, a breve, il reddito di cittadinanza (la media dell'assegno è di circa 550 euro al mese, a livello nazionale)? E come può cambiare la Naspi? Il governo intende riformare il reddito di cittadinanza "garantendo un dignitoso sussidio a chi realmente non ha la possibilità di lavorare e, in alcuni casi, migliorandolo (si pensi agli invalidi). Per gli altri intendiamo attingere al fondo sociale europeo per avviare al lavoro chi può attraverso corsi di formazione retribuita", dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervistata da Bruno Vespa per il suo nuovo libro. "Età minima per andare in pensione 61 anni con 41 di contributi (quota 102) - spiegava qualche giorno fa Matteo Salvini a Vespa -. Per realizzare il progetto nel 2023 secondo i calcoli dell'Inps serve poco più di un miliardo. Lo recupereremo sospendendo per sei mesi il reddito di cittadinanza a quei 900mila percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da diciotto mesi". Tra il dire e il fare, però, ce ne passa. Le risorse a disposizione per la finanziaria, sostiene Meloni, sono scarse e i "pochi" soldi in cassa "serviranno a coprire il taglio delle bollette per chi è in difficoltà. Dobbiamo vedere come superare l'inverno senza che le bollette esplodano, sperando di tranquillizzarci da marzo in poi". Per far questo è atteso un decreto anche in tempi rapidi. In concreto, cosa succederà? Secondo Meloni il Rdc deve diventare uno strumento rivolto solo a chi, per problemi di salute o altri impedimenti, non può trovare un lavoro. Di fatto, oltre 650mila persone potrebbero perdere il sussidio, ma la legge è tutta da scrivere. Difficile pensare che non ci saranno limiti di età o caratteristiche del nucleo familiare in base a cui il reddito di cittadinanza verrà comunque garantito.

Il piano di Fratelli d'Italia per cambiare il reddito di cittadinanza

Appare difficile attuare l'idea di Salvini, ovvero sospendere l'assegno per sei mesi a 900 mila percettori che "lo prendono già da un anno e mezzo e sono pronti a lavorare". Il piano di Fratelli d'Italia sarebbe invece, secondo indiscrezioni, quello di cambiare nome al sussidio e suddividerlo in due tronconi, con platee e obiettivi diversi. Per i pensionati in difficoltà, gli invalidi, i disoccupati con figli piccoli e le persone in affidamento ai servizi sociali l'assegno continuerebbe ad arrivare: non più reddito di cittadinanza, il cambio di nome potrebbe essere semplicemente un ritorno al passato con il "reddito di inclusione". Quindi non un sussidio personale ma familiare, slegato dalle offerte di lavoro. Invece per gli occupabili si prospetterebbe l'inserimento nel nuovo programma "Gol" per le politiche attive del lavoro. Al momento i beneficiari del reddito di cittadinanza presi in carico dalle regioni nell'ambito di Gol sono solo 75 mila. Molti occupabili per le aziende sono poco appetibili: non più giovani, titolo di studio non superiore, scarse esperienze lavorative.

La sfida del nuovo governo

Incrociare domanda e offerta di lavoro per gli "occupabili" che ricevono il reddito di cittadinanza è una sfida complicata. Un maggiore coinvolgimento delle Agenzie per il lavoro dunque, per rendere più efficiente l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, ma non basterà. Insomma, la legge andrà scritta con cura e massima precisione. Individuare esattamente la platea dei beneficiari occupabili sulla quale applicare la stretta annunciata dalla presidente del Consiglio non è affatto immediato: il reddito di cittadinanza viene assegnato al nucleo familiare, al cui interno possono esserci sia soggetti abili che inabili al lavoro. Dividendo la platea dei beneficiari, il nuovo governo punta a riesaminare la misura di contrasto alla povertà attiva in Italia da aprile 2019, che nel 2022 ha raggiunto almeno una volta 1,1 milioni di famiglie, e che comporta una spesa di otto miliardi all'anno. Non sembra però retorica la domanda che pone l'ex sottosegretaria al Tesoro, Maria Cecilia Guerra (Pd). "Mentre giustamente li aiutiamo a formarsi, e a trovare lavoro, che facciamo? Li lasciamo morire di fame? E i loro figli?".

Cosa succederà nel 2023 al reddito di cittadinanza

Una delle ipotesi di modifica più realistiche fino a qualche settimana fa sembrava essere la revoca del sussidio dopo il primo "no" a un’offerta di lavoro considerata congrua (attualmente al secondo rifiuto il sussidio viene revocato, in passato si doveva arrivare a tre dinieghi). Il governo Meloni oggi sembra però intenzionato a iniziare a smontare il sussidio per com'è stato costruito. L'esecutivo ha i numeri per scrivere una nuova legge e farla approvare da entrambe le Camere, ma è impensabile lasciare anche solo per un mese senza un sostegno milioni di famiglie in povertà assoluta. La transizione sarà, in ogni caso, complessa e delicata. Non basteranno slogan e annunci per districare i tanti nodi. L'indigenza e la povertà hanno molte sfumature nell'Italia del novembre 2022. [sv slug="seguici"]
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