Un Ergastolano è evaso questo pomeriggio dal carcere di Perugia. L'uomo, un italiano di 38 anni, condannato a Napoli per l'omicidio di un edicolante, stava lavorando all'esterno della struttura penitenziaria e pare che sia riuscito a scavalcare la recinzione.
Non viene escluso che l'uomo possa essere stato aiutato da un complice che lo attendeva in auto. Sono in corso le ricerche a cui partecipano tutte le forze di polizia.
E’ Domenico D’Andrea l'ergastolano evaso
41enne napoletano originario di Piscinola, detto “Pippotto”, il detenuto fuggito nel primo pomeriggio di oggi dal carcere di Perugia dove scontava l’ergastolo per la condanna per l’omicidio di Salvatore Buglione, l’edicolante di via Pietro Castellino a Napoli.
Fabrizio Bonino
Segretario nazionale Sappe per l’Umbria, ha ricostruito gli eventi che hanno condotto il Detenuto alla fuga:
“L’uomo era ammesso al lavoro ai sensi dell’articolo 21 dell’Ordinamento penitenziario nell’area esterna del carcere ed ha colto l’occasione per fuggire, presumibilmente, scavalcando un basso muro di cinta, vista anche l’esiguità del personale presente nei servizi esterni”.
Il Sappe
Ricorda inoltre che “nell’anno 2020 si sono verificate, nelle carceri italiane 81 evasioni da istituti penitenziari (ricordo che nel periodo delle rivolte solamente a Foggia fuggirono in 72), 15 evasioni da permessi premio, 3 da lavoro all’esterno, 8 da semilibertà e 13 mancati rientri di internati. Dati minimi, rispetto ai beneficiari.
Questo non deve però inficiare l’istituto della concessione delle ammissioni al lavoro all’esterno o dei permessi ai detenuti.
Serve, piuttosto, un potenziamento dell’impiego di personale di Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna”.
Sono in corso ricerche a tappeto in tutta la zona boschiva antistante con uno spiegamento massiccio di forze di polizia, compreso un elicottero. “Adesso è prioritario catturare l’evaso”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe.
“La grave vicenda – aggiunge – porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria del carcere di Capanne”.
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