Liliana Resinovich

TRIESTE – Il caso di Liliana Resinovich si arricchisce di nuovi inquietanti dettagli. Durante la puntata di mercoledì 16 aprile di Chi l’ha visto?, è stato rivelato che alcuni coltelli, potenzialmente appartenenti a Sebastiano Visintin, sono stati notati all’interno dell’auto della vittima, parcheggiata nei pressi dell’abitazione di Trieste. Coltelli che, a quanto pare, non erano stati sequestrati nel corso della recente perquisizione a casa dell’uomo, già indagato per l’omicidio.

Il ritrovamento dei coltelli

Secondo quanto emerso, circa 700 coltelli sono stati sequestrati a Visintin durante l’ultima perquisizione. Tuttavia, giornalisti di Chi l’ha visto? hanno documentato la presenza di ulteriori coltelli all’interno della macchina intestata a Liliana, rimasta ferma sotto casa. La circostanza solleva interrogativi su eventuali mancanze negli accertamenti precedenti.

La testimonianza dell’albergatrice

La trasmissione ha dato spazio anche a nuove dichiarazioni di Jasmina Zivkovic, amica di Liliana e albergatrice a Gorizia. La donna ha raccontato episodi di tensione tra Resinovich e Visintin, ricordando scene di rabbia e disagio: «Lui si era infuriato quando Liliana aveva interrotto per parlare con me. Lei sembrava spaventata, le veniva da piangere». Secondo l’albergatrice, Lily aveva anche chiesto in passato camere con letti separati: «Non lo sopporto più», avrebbe confidato.

I post social di Visintin e il suo isolamento

Intanto, Sebastiano Visintin ha pubblicato post su Facebook rivolgendosi direttamente a Liliana, lamentando di essere stato abbandonato da tutti, incluso il figlio. L’uomo avrebbe contattato anche la conduttrice Federica Sciarelli, ribadendo il suo stato di solitudine.

Le indagini continuano

L’iscrizione di Visintin nel registro degli indagati è avvenuta dopo una lunga perquisizione e nuovi elementi sono ora al vaglio della Procura. Il sequestro dei coltelli mira a verificare eventuali compatibilità con il cordino che avvolgeva il corpo di Liliana al momento del ritrovamento. Tuttavia, gli esperti invitano alla prudenza: «Anche in caso di compatibilità, non si tratta necessariamente di una prova decisiva», ha spiegato l’ex sostituto commissario della Scientifica di Milano, Dario Redaelli.

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