Onu: "A Gaza ucciso un bambino ogni 10 minuti, Serve cessate il fuoco immediato"
A Gaza, un report sconvolgente rivela che, in media, un bambino palestinese viene ucciso ogni dieci minuti, con altri due bambini feriti. Questo drammatico dato è portato alla luce dall'ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, citando l'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei Rifugiati Palestinesi (UNRWA) per evidenziare l'entità degli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza. L'hashtag "I bambini non sono un bersaglio" è condiviso in massa sui social media insieme a un'immagine commovente per sottolineare l'urgenza della situazione.
A Gaza quasi 10mila morti
Dal 8 ottobre, quando è iniziata l'offensiva di Israele a Gaza in risposta all'attacco di Hamas avvenuto il giorno precedente, quasi 9.500 persone hanno perso la vita, compresi 3.900 bambini e oltre 2.400 donne, secondo il Ministero della Sanità di Gaza.
Il mondo ha osservato con sgomento e orrore l'evolversi della situazione in Israele e nei territori palestinesi occupati nel corso dell'ultimo mese. Le autorità israeliane riportano circa 1.400 persone uccise, migliaia di feriti e oltre 200 persone, compresi bambini, prese in ostaggio. Gli attacchi con i razzi continuano a traumatizzare le famiglie, causando lo sfollamento di decine di migliaia di persone.
Le principali agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e le organizzazioni di beneficenza internazionali hanno emesso una dichiarazione congiunta. Hanno chiesto un immediato "cessate il fuoco umanitario" a Gaza. La situazione a Gaza è descritta come "orribile" e "inaccettabile" nel loro messaggio.
Da quasi un mese, il mondo è testimone di una dolorosa perdita di vite e della sofferenza dei civili in Israele e nei territori palestinesi occupati. Il rapporto sottolinea inoltre l'esclusione di 2,2 milioni di palestinesi dalla fornitura di beni di prima necessità come cibo, acqua, medicine, elettricità e carburante. Gaza, in particolare, ha subito un pesante tributo, con quasi 9.500 persone uccise, tra cui 3.900 bambini e oltre 2.400 donne. Oltre 23.000 individui feriti necessitano di cure immediate in ospedali affollati.
L'intera popolazione è sotto assedio e sotto attacco, privata dell'accesso a beni essenziali per la sopravvivenza e soggetta a bombardamenti nelle proprie case, rifugi, ospedali e luoghi di culto. Le agenzie umanitarie condannano questa situazione come completamente inaccettabile.