Alessandro Impagnatiello Giulia Tramontano
Alessandro Impagnatiello, l'ultimo interrogatorio per l'omicidio di Giulia Tramontano

“Potrai fare ricorso in Appello e in Cassazione, potrai evitare l’ergastolo. Ma ciò che non potrai evitare è essere ricordato per quello che sei: un vile assassino”. Sono parole dure, piene di dolore e sdegno, quelle pronunciate da Franco Tramontano, padre di Giulia, la 29enne incinta uccisa lo scorso anno dal compagno Alessandro Impagnatiello. Il post è stato pubblicato sui social, a poche ore dalla notizia che la difesa dell’ex barman sta preparando il ricorso contro la sentenza di ergastolo.

Il delitto e la condanna

Giulia Tramontano, originaria di Sant’Antimo (Napoli), era al settimo mese di gravidanza quando fu brutalmente assassinata a Senago, in provincia di Milano, il 27 maggio 2023. Impagnatiello, suo compagno, l’ha colpita con 37 coltellate, 11 delle quali mentre era ancora viva, secondo quanto emerso dalla perizia medico-legale. Il feto, un bambino, è morto con lei. Per questo, la Corte d’Assise ha riconosciuto le aggravanti della crudeltà e della premeditazione.

Le motivazioni della sentenza

Nelle motivazioni depositate lo scorso febbraio, si legge che Impagnatiello aveva pianificato l’omicidio da almeno sei mesi, periodo durante il quale portava avanti una relazione parallela con un’altra donna. Una doppia vita fatta di bugie, tradimenti e manipolazioni, culminata nel delitto. Nonostante la linea difensiva avesse tentato di escludere le aggravanti, i giudici le hanno riconosciute pienamente.

Un comportamento "grossolano", ma non istintivo

Durante il processo, gli avvocati della difesa avevano cercato di smontare l’immagine dell’omicida “stratega” proposta dall’accusa, parlando di una condotta "grossolana" e poco lucida nelle fasi successive al crimine. Ma la Corte non ha accolto questa lettura e ha inflitto la massima pena prevista, che ora rischia però di essere rivalutata in secondo grado.

Un ricorso che fa male ai familiari
La sola idea di un ricorso ha riaperto una ferita ancora sanguinante per i familiari di Giulia. Il padre, la madre e la sorella Chiara continuano a chiedere giustizia e a mantenere viva la memoria della giovane e del piccolo che portava in grembo. Chiara ha commentato più volte pubblicamente l’atrocità del gesto e l’importanza della condanna come simbolo di civiltà e tutela per le donne vittime di violenza.

Il dolore resta, la battaglia continua
Anche se Impagnatiello dovesse ottenere uno sconto di pena in Appello, per i Tramontano non cambierà nulla. “Resterai per sempre quello che sei”, scrive il padre. E con quelle parole, che risuonano come un monito e una condanna morale, si chiude uno dei capitoli più tragici e simbolici di femminicidio degli ultimi anni in Italia.

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