L'auto di Filippo Turetta piena di sangue: forse Giulia Cecchettin uccisa nell'abitacolo della Punto
La Fiat Grande Punto di Filippo Turetta piena di sangue: Giulia Cecchettin sarebbe stata uccisa proprio all'interno dell'abitacolo
Il caso di Filippo Turetta, coinvolto nella tragica morte dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, ha riacceso i riflettori sulle indagini in corso. La Fiat Grande Punto dell'uomo, macchiata di sangue, potrebbe rivelare dettagli cruciali che i tecnici del Ris di Parma stanno investigando.
Filippo Turetta potrebbe aver ucciso Giulia Cecchettin in auto
La vettura, utilizzata per trasportare il corpo senza vita di Giulia e successivamente abbandonata in un canalone nelle montagne di Piancavallo, è stata recuperata in Italia poco prima delle festività natalizie.
I primi esami hanno confermato la presenza di tracce ematiche, portando ad un'analisi più approfondita con la "bloodstain pattern analysis", finalizzata a comprendere se tali tracce siano riconducibili a schizzi di sangue, elementi cruciali per comprendere se le ferite mortali inflitte alla ragazza siano avvenute proprio all'interno della vettura.
Gli esperti nominati dalle difese, avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, insieme agli assistenti legali dei familiari della vittima, avvocati Nicodemo Gentile e Stefano Tigani, saranno presenti durante l'analisi delle tracce di sangue. Il sostituto procuratore che coordina l'indagine, Andrea Petroni, si prepara a stabilire la data per l'incarico.
Le attività investigative, che includono l'analisi degli oggetti sequestrati come i due coltelli, il cellulare di Filippo, e un nastro adesivo presumibilmente utilizzato per limitare le possibilità di reazione della studentessa ventunenne, potrebbero avere inizio già nella prossima settimana.
Gli esiti dell'autopsia
L'autopsia condotta dal dottor Guido Viel ha confermato che Giulia è morta dissanguata a causa di una profonda ferita da coltello al collo. Numerose sono le ferite superficiali, oltre a quella fatale, identificate dal medico legale incaricato dalla Procura.
Le fasi dell'aggressione, presumibilmente iniziate a Vigonovo e concluse a Fossò, sono state descritte come un momento convulso e violento. Il tutto probabilmente avvenuto all'interno della vettura che si è fermata ripetutamente durante la tragedia.
Intanto, il papà di Giulia, Gino Cecchettin, ha annunciato il ritorno al lavoro, manifestando gratitudine per il sostegno ricevuto durante questo periodo difficile. Nel suo post su LinkedIn, ha espresso il desiderio di tornare alle sue attività professionali come modo per onorare la memoria di sua figlia Giulia.