Caso Ramy Elgaml: Franco Gabrielli critica la conduzione dell’inseguimento
L’ex capo della polizia sottolinea la mancanza di proporzionalità nell’operazione dei carabinieri che ha portato alla morte del giovane 19enne.
Proseguono le indagini della Procura di Milano sull’inseguimento avvenuto lo scorso 24 novembre, durante il quale Ramy Elgaml, 19 anni, ha perso la vita. Dopo la pubblicazione dei filmati dell’incidente, l’ex capo della polizia Franco Gabrielli ha espresso critiche sulla gestione dell’operazione, sottolineando che non è stata rispettata la proporzionalità delle azioni da parte delle forze dell’ordine coinvolte.
La Dinamica dell’Inseguimento
L’episodio ha avuto inizio alle 3:40 del 24 novembre, nei pressi di Porta Nuova, quando tre pattuglie dei carabinieri hanno inseguito uno scooter TMax dopo che il conducente, Fares Bouzidi, 22 anni, non si era fermato all’alt. In sella con lui c’era Ramy Elgaml, seduto come passeggero. La corsa si è conclusa 25 minuti e 8 chilometri dopo, tra via Ripamonti e via Quaranta, nel quartiere Corvetto.
I video, resi pubblici il 7 gennaio, mostrano che durante l’inseguimento le pattuglie avrebbero impattato almeno tre volte sullo scooter. Le immagini finali ritraggono il mezzo finire a terra in curva, mentre le indagini cercano di stabilire se e in che misura l’impatto con l’auto dei carabinieri abbia causato l’incidente.
Le Dichiarazioni di Franco Gabrielli
Intervistato durante il programma 24 Mattino su Radio24, Franco Gabrielli, ex capo della polizia e attuale consulente per la sicurezza del sindaco di Milano, ha dichiarato:
“Quella non è la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento. Esiste un principio fondamentale: la proporzionalità delle azioni.”
Gabrielli ha sottolineato che in un caso del genere, con una targa e un veicolo identificabile, l’inseguimento non avrebbe dovuto mettere a rischio la vita dei fuggitivi:
“Non posso mettere una persona che sta scappando in condizione di pericolo, a meno che non ci sia un rischio immediato per altre vite umane.”
Le Accuse ai Militari Coinvolti
Ad oggi, sono indagati per omicidio colposo in concorso sia Bouzidi, che guidava lo scooter, sia il vice brigadiere alla guida della Giulietta che ha partecipato all’inseguimento. Inoltre, altri due militari sono accusati di favoreggiamento e depistaggio per aver fornito una ricostruzione fallace e tentato di eliminare un video registrato da un testimone.
La Proporzionalità nelle Operazioni di Polizia
Gabrielli ha ribadito l’importanza di evitare un’eccessiva criminalizzazione delle forze dell’ordine, ma ha anche evidenziato che ogni operazione deve rispettare il principio di proporzionalità:
“La prossima volta potrebbe non infrangersi solo un veicolo, ma anche una vita umana. Questo è un principio elementare di civiltà giuridica.”
Secondo Gabrielli, è fondamentale evitare polarizzazioni:
“Non possiamo dividerci tra chi difende le forze dell’ordine a prescindere e chi le accusa sempre. Serve un approccio equilibrato, che assicuri giustizia senza minare la fiducia nelle istituzioni.”
Un Caso Complesso
Mentre la Procura valuta se modificare le accuse nei confronti dei militari coinvolti includendo l’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale, la pubblicazione dei filmati ha suscitato un dibattito sulla gestione degli inseguimenti e sulla necessità di bilanciare sicurezza pubblica e diritti individuali.
Il caso di Ramy Elgaml solleva interrogativi cruciali sull’operato delle forze dell’ordine e sull’applicazione del principio di proporzionalità. Mentre le indagini continuano, la vicenda rappresenta un importante banco di prova per la capacità del sistema giudiziario di garantire trasparenza e giustizia.