SIRIA. Sale a 81 il conto dei morti, soprattutto donne e bambini, per il naufragio delle ultime ore al largo della città di Tartus, in Siria, poco lontano dal confine libanese. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui il numero dei dispersi è ancora alto e quello delle vittime aumenta di ora in ora. A bordo dell’imbarcazione, una tra le tante in fuga dal Libano, c’erano più di cento persone, forse addirittura centocinquanta.
Siria, sale a 81 il bilancio delle vittime
Numeri di telefono scritti a penna sulla t-shirt indossata durante il viaggio della speranza verso l'Europa, solcando il Mediterraneo. Numeri "ripetuti e scritti ovunque". E' così che viaggiava un migrante in fuga dalla Libia, preso a bordo dalla nave di soccorso Sea-Eye 4, dopo che era stato salvato dall'equipaggio del veliero Nadir della ong Reqship. L'uomo era rimasto in balia delle onde con altri 88 compagni di viaggio per tre giorni senza cibo e senza acqua.
"La più grande paura di questo sopravvissuto - scrive l'associazione sui suoi canali social pubblicando la foto della t-shirt appesa ad asciugare - è di annegare e che nessuno informi la sua famiglia. Quindi durante il viaggio ha indossato la maglietta con i contatti dei suoi cari da avvisare nel caso qualcuno avesse trovato il suo cadavere". Intanto, 600 migranti hanno lasciato l'hotspot di contrada Imbriacola, a Lampedusa, a bordo della nave Diciotti della Guardia costiera.
Saranno trasferiti a Porto Empedocle. A piccoli gruppi, scortati dalla polizia, - priorità è data a donne, famiglie, minorenni e soggetti deboli, - sono portati su dei pulmini e raggiungono Cala Pisana dove è ancorata la nave Diciotti. Per la precisione, il comandante della unità ritiene opportuno far visitare dal personale medico i 599 in partenza per evitare casi Covid. Un migrante non è stato imbarcato perché ha la tosse e non è escluso che qualche altro, non in perfetto stato di salute, possa venire non accettato a bordo della nave della Guardia costiera. Su disposizione della prefettura di Agrigento che opera d'intesa con il Viminale, trasferiti altri 80 migranti che con il traghetto di linea Cossydra hanno raggiunto sempre Porto Empedocle. Con un altro traghetto di linea, il Sansovino, sono partiti 151 minorenni non accompagnati.
La tragedia
Sovraccariche e malridotte, sono queste le condizione delle imbarcazioni che nelle ultime settimane sono partite dalle coste libanesi e dirette in Europa. Spesso non raggiungono la destinazione a causa di naufragi o di intercettazioni da parte delle autorità libanesi.
"Secondo alcuni sopravvissuti la barca è partita lo scorso 20 settembre dal villaggio di Minieh, trasportava tra le 120 e le 150 persone" ha spiegato il direttore generale dei porti siriani, Samer Kobrosli, interpellato dall’emittente radiofonica "Sham Fm" sul naufragio a Tartus. Numeri confermati anche dalle testimonianze dell'Osservatorio per i diritti umani in Siria, i superstiti l’hanno definita “la barca della morte”.
Ennesimo naufragio
Non si tratta di una tragedia isolata. È del 12 settembre scorso la notizia della morte per disidratazione di una bimba siriana di quattro anni, partita con la famiglia dal Libano alla volta dell’Europa. L’imbarcazione era bloccata per giorni in mezzo al mare.
Uno dei casi più eclatanti è poi quello avvenuto lo scorso aprile: il naufragio a Tripoli di una barcone con circa 84 persone a bordo, a oggi 33 persone risultano ancora disperse.
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