Omicidio Maria Turturo, Giuseppe Lacarpia si suicida in carcere: la figlia festeggia sui social
Il post su Facebook di Antonella: «Giustizia per mamma»
La tragedia che ha colpito la famiglia di Maria Arcangela Turturo e Giuseppe Lacarpia si è conclusa nella notte del 22 ottobre 2024, con il suicidio dell’uomo nella sua cella del carcere di Bari.
Lacarpia, 65 anni, era stato arrestato con l'accusa di aver ucciso brutalmente la moglie lo scorso 6 ottobre. Il suo gesto estremo rappresenta l'ultimo atto di una vicenda segnata da anni di violenze domestiche e un progressivo declino mentale che, secondo i familiari, avrebbe contribuito alla tragedia.
L'omicidio di Maria Arcangela Turturo
Il 6 ottobre 2024, Giuseppe Lacarpia aveva tentato di simulare un incidente, appiccando il fuoco all'auto con la moglie all'interno. Tuttavia, la ricostruzione degli inquirenti ha presto rivelato che si trattava di un omicidio premeditato. Secondo le indagini, dopo che la moglie era riuscita a fuggire dal veicolo in fiamme, Lacarpia l'avrebbe immobilizzata e uccisa a mani nude. Maria Arcangela Turturo, prima di morire in ospedale, era riuscita a indicare il marito come il suo aggressore, raccontando a un poliziotto e alla figlia Antonella di essere stata strangolata e intrappolata nell'auto in fiamme.
Una testimone ha registrato parte dell’aggressione con il suo cellulare, fornendo prove decisive contro Lacarpia. Durante l'interrogatorio, l'uomo ha tentato di difendersi sostenendo che si trattava di un incidente, ma le prove raccolte e la testimonianza della moglie hanno fatto emergere la premeditazione e la crudeltà dell'atto. La giudice per le indagini preliminari (gip) ha respinto ogni tentativo di giustificazione, confermando l'intenzione omicida.
Il suicidio in carcere e i problemi psichiatrici di Lacarpia
Dopo l'arresto, Giuseppe Lacarpia è stato detenuto nel carcere di Bari, dove è stato trovato morto dai suoi compagni di cella nella notte del 22 ottobre. L’uomo si è tolto la vita utilizzando un lenzuolo legato alle sbarre del letto. Nonostante i tentativi del personale penitenziario di rianimarlo, non c'è stato nulla da fare. La Procura di Bari ha disposto un'autopsia per chiarire le circostanze esatte del suicidio, anche se la dinamica sembra ormai chiara.
Secondo quanto dichiarato dalla figlia Antonella Lacarpia, il padre aveva già tentato in passato di togliersi la vita. Da anni, l’uomo soffriva di Alzheimer e demenza senile, per i quali seguiva una terapia farmacologica. Nonostante ciò, la giudice non aveva ritenuto che le sue condizioni mentali influenzassero la sua responsabilità penale per l'omicidio della moglie.
Già durante la detenzione, Lacarpia aveva mostrato segni di fragilità mentale. Subito dopo l'arresto, infatti, era caduto dal letto della sua cella, un incidente che aveva ritardato l'interrogatorio e la convalida del fermo.
Le parole di Antonella Lacarpia: "Giustizia per mia mamma"
La reazione di Antonella Lacarpia alla notizia del suicidio del padre è stata di sollievo. La figlia, che ha vissuto in prima persona anni di violenze domestiche, ha espresso il suo sentimento attraverso un post su Facebook. Inizialmente, ha condiviso la notizia della morte del padre accompagnata da emoji di festeggiamento. Successivamente, ha spiegato che non si trattava di una celebrazione, ma piuttosto di "giustizia per la mia mamma".
Antonella ha più volte denunciato i maltrattamenti subiti dalla madre e dai figli per mano del padre, descrivendolo come un uomo violento e incapace di controllare i suoi impulsi. Nonostante le patologie psichiatriche di Lacarpia, Antonella ha sempre sottolineato che la crudeltà degli atti commessi dal padre non poteva essere giustificata dai suoi problemi di salute mentale.
La violenza domestica e il declino mentale
La storia di Giuseppe Lacarpia è quella di un uomo segnato da una lunga storia di violenza domestica e problemi psichiatrici. Secondo i racconti di Antonella, gli episodi di violenza fisica e psicologica nei confronti della madre erano frequenti e noti a molti. Tuttavia, nonostante i segnali, la situazione è sfociata in una tragedia irreversibile.
Il suicidio di Lacarpia chiude un capitolo doloroso per la sua famiglia, ma solleva anche interrogativi sulla gestione delle patologie psichiatriche in contesti di violenza domestica. Per Antonella e i suoi cari, la morte del padre rappresenta la fine di un lungo incubo, ma anche un momento di riflessione su come la giustizia possa e debba tutelare le vittime di abusi domestici.