"Qui non siamo a Napoli, noi più civili”. Sarebbe questa la farse incriminatori che ha fatto scoppiare la polemica e tirato nuovamente in ballo la questione "Nord-Sud”.
Nemmeno il virus frena la lingua di qualche nordista che, ancora una volta, tira in ballo Napoli per giustificare o comunque far apparire meo grave quanto chi più, chi meno ha fatto e sta facendo nelle diverse città d'Italia.
Gli scontri
Di questi ultimi giorni di un'Italia completamente alla deriva e che rischia seriamente il collasso a causa del Coronavirus, dovrebbe unire. E invece ancora una volta divide.
Che indubbiamente al Sud le conseguenze economiche saranno più gravi è cosa risaputa. Così come più gravi saranno le situazioni sanitarie a causa non solo della forte densità abitativa Campana, ma anche e soprattutto per la mancanza dis strutture sanitarie adeguate alla quale si sta cercando però di far fronte (seppur in ritardo).
Nonostante ciò, Napoli, la Campania restano una delle città e una delle Regioni con i miglior medici e con una delle migliori strutture ospedaliere pronte a intervenire in caso di epidemie come queste.
Il problema è che non ci si aspettava una seconda ondata così devastante come quella che giunge dalla cronaca giornalmente.
Un'accesa polemica
Quella che si sta consumando inquirenti queste ore. La frase pronunciata dall’assessore alla Cultura di Padova,
Andrea Colasio, non è affatto piaciuta.
Secondo quanto si apprende sembrerebbe che l'assessore padovano, per spiegare come, secondo lui, servano provvedimenti differenziati per i vari territori italiani, ha tirato in ballo Napoli, con un’espressione che è a molti è parsa come l’ennesima critica al capoluogo campano.
Secondo Colasio:
“Teatri, musei potrebbero essere riaperti, personalmente sono convinto che anche i ristoratori dovevano avere la possibilità di essere aperti“.
Per sottolineare, poi, come ci sia la necessità di interventi differenziati tra le città, ha detto: “Mi permetto di dire che qui non siamo a Napoli, esiste una cultura civica molto forte, un senso di comunità e l’idea che la salute è un bene comune molto forte”.
Una farse che ha scatenato non poche polemiche soprattutto sui social dove tanti napoletani sono intervenuti ricordando le gare di solidarietà a cui si è assistito durante il primo lockdown nel capoluogo partenopeo. (VocediNapoli)
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