Caiafa, la mamma e Arcangelo Correra
Caiafa, la mamma e Arcangelo Correra

Emergono nuovi e inquietanti dettagli sull’omicidio di Arcangelo Correra, il giovane ucciso da un colpo di pistola in Piazza Sedil Capuano a Napoli lo scorso sabato. L'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli getta luce su particolari drammatici, tra cui il coinvolgimento di alcuni familiari dell’indagato, Raffaele Caiafa, nella vicenda.

Il Ritrovamento dell'Arma e l'Intervento della Madre di Caiafa

Secondo il gip, Caiafa, presunto responsabile dello sparo, avrebbe chiesto aiuto allo zio per far sparire l'arma del delitto, una Beretta 92 calibro 9x21 con matricola abrasa. Dopo essere tornato a casa e aver raccontato l’accaduto, Caiafa avrebbe istruito lo zio a recuperare il motociclo e la pistola lasciati in Piazza Sedil Capuano. Lo zio avrebbe eseguito, portando via l’arma dal luogo del crimine, con l’obiettivo di nasconderla.

Tuttavia, la madre di Caiafa, Anna Elia, ha fornito un elemento chiave per le indagini, indicando agli inquirenti dove era stata nascosta la pistola. Grazie alle sue informazioni, la polizia ha rapidamente rinvenuto l’arma, fondamentale per ricostruire la dinamica dell’omicidio e accertare le responsabilità. Il giudice Maria Gabriella Iagulli ha dettagliato nell’ordinanza come il posizionamento dell'arma fosse noto solo a coloro che avevano partecipato attivamente alla sua occultazione, sottolineando l'importanza del contributo di Anna Elia nella risoluzione del caso.

Il Drammatico Racconto dello Sparo

Il racconto contenuto nell’ordinanza getta luce su un drammatico confronto tra i due giovani amici. Arcangelo Correra avrebbe provocato Caiafa, sfidandolo apertamente e mostrando il petto. Alcuni testimoni affermano che i presenti stavano osservando la scena quando, improvvisamente, è partito il colpo fatale. Subito dopo lo sparo, qualcuno avrebbe urlato a Caiafa, chiedendogli cosa avesse fatto. Il diciannovenne avrebbe dichiarato di essersi accorto che l'arma era realmente letale solo dopo lo sparo, in particolare vedendo il sangue dell’amico riverso a terra.

Questo dettaglio rafforza il quadro accusatorio: Caiafa è ora indagato non solo per l’omicidio, ma anche per il porto illegale, la detenzione e la ricettazione di un’arma clandestina. L’arma in questione era una Beretta calibro 9x21 con matricola cancellata e serbatoio maggiorato, capace di contenere 26 colpi, di cui 18 ancora presenti al momento del ritrovamento.

L’Indagine e le Accuse di Possesso di Arma Clandestina

L’arma utilizzata nel delitto è considerata dagli inquirenti un pezzo di alto valore nel mercato nero, data la sua capacità potenziata e la presenza di un serbatoio maggiorato. La polizia giudiziaria, grazie alla pronta collaborazione della madre di Caiafa, è riuscita a recuperare questo pezzo chiave nelle indagini. Ora, Caiafa si trova ad affrontare una serie di gravi accuse, compresa quella di detenzione di un’arma con matricola cancellata e di porto illegale di un’arma da fuoco clandestina.

Le accuse a suo carico comprendono reati pesanti legati al possesso e all’uso di una pistola potenziata e senza registrazione. Attualmente, Caiafa è in carcere in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari e il caso è ancora sotto investigazione per chiarire ogni aspetto della tragica notte che ha portato alla morte di Arcangelo Correra.

L’Intervento dei Familiari e il Rischio delle Armi Illegali

La vicenda mette in evidenza l’ombra delle armi clandestine e delle loro potenziali conseguenze, in particolare per le vite dei giovani coinvolti in queste situazioni pericolose. La collaborazione della madre di Caiafa con le autorità rappresenta un esempio significativo di come il supporto della famiglia possa giocare un ruolo chiave nella ricerca della giustizia, sebbene il coinvolgimento iniziale di altri membri della famiglia nell’occultamento dell'arma sottolinei la complessità del caso.

L'inchiesta proseguirà per delineare con precisione i ruoli e le responsabilità, e le autorità giudiziarie lavorano per garantire che giustizia venga fatta per Arcangelo Correra e i suoi familiari.

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