«Spiace constatare che il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratincome Zelig, un giorno dichiari di quanto le biodiversità sia un bene prezioso da tutelare e valorizzare, e poi firmi un tal decreto-scempio», commenta il presidente dell’OipaMassimo Comparotto. «Delle due l’una: o si difende la biodiversità e la si rispetta, o si scrive e si sottoscrive un provvedimento sanguinario e come questo».

Tanto per evidenziarne qualche passo, il Piano riporta un elenco degli “strumenti tecnicamente più efficaci per la rimozione selettiva degli animali”: a parte reti, gabbie, trappole, fucili, ecco che è previsto l’uso di richiami vivi della specie oggetto di  controllo; falchi da falconeria, richiami acustici, elettronici e meccanici; stampi e richiami impagliati; esche   alimentari/olfattive attrattive (foraggiamento); “ottiche di mira anche a imaging termico, a  infrarossi o intensificatori di luce, con telemetro laser e termocamere” che consentiranno di cacciare con facilità nottetempo.

Non basta. Tra altri strumenti di morte consentiti vi è persino l’”arco tradizionale (longbow, flatbow, ricurvo) di potenza non inferiore a 50 libbre a 28 pollici di allungo e arco compound di potenza non inferiore a 45 libbre a 28 pollici di allungo e frecce con punta munita di lame”.

Potranno essere incaricati dell’attuazione, oltre ai cacciatori, persino veterinari pubblici, proprietari e conduttori dei fondi e società private, ditte specializzate o operatori professionali, cooperative e singoli professionisti, previa frequenza di appositi corsi.

«Un atto di guerra alla fauna selvatica che, ricordiamolo, è un bene demaniale, ovvero di tutti, anche di coloro che amano e rispettano gli animali e tutta la biodiversità tutelata anche dall’articolo 9 della Costituzione», osserva l’Oipa.

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